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Scritto da © voceperduta - Sab, 15/03/2014 - 17:58
Non sono lacrime, no.
C'è chi spoglia questo cielo di risa
una sera soltanto, mentre le griglie
perdono semplicità e ogni passo
si fa maestro d'incertezze.
Corrono fianco a me anelli di persone
imbacuccate, che fremono di vita
come nuvole nostalgiche,in un manto
sbiadito la cui porpora discende fra i
perimetri scissi di una fuga.
E sono tanti. Lo spessore dello zolfo
sui piedi li distrae dal marchio lento
dell'asfalto, dalla pioggia che più di
tutti comprende l'arrembaggio alla
sera.
Il ritorno a casa come da una messa
finita, precede la perdizione dei tacchi
sopiti nel vuoto, dei balconi allineati
nel bavaglio del litio rosicchiato.
Intanto, fermagli taciuti al vento
come pillole di gelido mercurio,
si liberano fra le spanne della notte.
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