Scritto da © Manuela Verbasi - Mar, 13/04/2010 - 09:33
Il verde è una serpe e arretra intersecato a fili di clorofilla. Sostiene corolle e le schiaffeggia. Spara in alto stomaci, li dilata e deforma similmente a gocce panciute oleose su superfici verticali. Ligneo il rogito al malumore, anche il verde, liquido pesante, soggiace ai fiordi addomesticati ai pesci e sgrana gli occhi, spalanca le falangi alla lingua del drago. Ora è un dollaro lavato coi jeans, un pallido straccio di poco valore. Era scarabeo di smeraldo d'alta oreficeria, l'ombra artificiale fra la porta e il muro a secco.
[Moriva in un letto al quinto piano, non c'ero io, soffocata dal verde più scuro, a tenerle la mano].
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