Scritto da © giuliano leandro loy - Mar, 04/03/2014 - 17:27
In solitudine sono,
mentre l’intero mio,
fugge dal limitante/
Troverò in me,
liquido amniotico,
ormai esangue/
Di elementi pesanti
ne sono parte essenziale,
e il calcio nelle fragili ossa,
e il ferro, nel mio sangue.
In atomi di carbonio,
di ossigeno, e di azoto,
respiro vita.
Sono un figlio stellare,
nella sua complessa
chimica esistenziale/
La casa è nella via lattea,
e l’origine è nel verme,
ed è nel mutante/
Seppure senza un’identità,
vagherò con il pensiero
tra le armonie celesti,
e volteggerò tra le costellazioni
sprofondanti/
Di siderale luce, rivestirò le mie vesti,
e vi nutrirò il mio pensante
di solitudine sopravvivente/
Dove l’elettromagnetismo,
curva discendente lo spazio-tempo,
vi scivolerò giocoso, come da bambino/
E nell’altalenante mio ondeggiare
sorriderò nuovamente,
ricordandomi dell’arte del sussulto
per mancanza di respiro/
Distante, distante
dalla fatua e sciocca
ipocrisia umana/
L’oscuro Eraclito,
giocava ai dadi, con i fanciulli,
e nel diveniente umano
un'altra mutila speranza/
Stelle decadenti, per l’abissale
vuoto interiore assai distratto,
in luci di ribalta.
mentre l’intero mio,
fugge dal limitante/
Troverò in me,
liquido amniotico,
ormai esangue/
Di elementi pesanti
ne sono parte essenziale,
e il calcio nelle fragili ossa,
e il ferro, nel mio sangue.
In atomi di carbonio,
di ossigeno, e di azoto,
respiro vita.
Sono un figlio stellare,
nella sua complessa
chimica esistenziale/
La casa è nella via lattea,
e l’origine è nel verme,
ed è nel mutante/
Seppure senza un’identità,
vagherò con il pensiero
tra le armonie celesti,
e volteggerò tra le costellazioni
sprofondanti/
Di siderale luce, rivestirò le mie vesti,
e vi nutrirò il mio pensante
di solitudine sopravvivente/
Dove l’elettromagnetismo,
curva discendente lo spazio-tempo,
vi scivolerò giocoso, come da bambino/
E nell’altalenante mio ondeggiare
sorriderò nuovamente,
ricordandomi dell’arte del sussulto
per mancanza di respiro/
Distante, distante
dalla fatua e sciocca
ipocrisia umana/
L’oscuro Eraclito,
giocava ai dadi, con i fanciulli,
e nel diveniente umano
un'altra mutila speranza/
Stelle decadenti, per l’abissale
vuoto interiore assai distratto,
in luci di ribalta.
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