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Il tradimento di Eusiaca

 
Le triremi costeggiarono al largo il golfo di Corinto.
Eusiaca, il trierarca capo della spedizione, uncinò gli sguardi dei suoi attendenti,
facendo segno ai rematori di allentare la pressione sullo scafo.
- Eccoci alle porte di Tebài. Al mio segno disperdersi tra le le pianure e i roccelli di montagnole. Badate che i sacri battaglioni di Gorgida sanno benissimo dove conviene arroccarsi.-
 
Gli opliti si disposero, armati di lance urticanti, attorno alla selva muraria della Cadmeìa.
Gli arcieri erano invece risaliti lungo la scalinate a picco della rocca, muniti di archi e fionde capitali.
 
- Prudenza, esigo prudenza- li rimbrottò Eusiaca ancora una volta, - vi ricordo che non siamo venuti in gita ai templi dell'acropoli.-
Alafino, il ciberneta, diede il via libera ai fanti di marina, di tenersi pronti con le vele, nel caso di un insapettato contrattacco.
- Allora?-
- Siamo pronti, Alafino.Non resta che scavalcare la cinta delle mura.-
- Mando un trainìta ad avvertire Alessandro?-
- No, non occorre. Lui sa che porterò a termine la missione.-
 
***
Il consiglio d'Atene, assieme ai vertici delle poleis sconfitte a Cheronea, si riunì lestamente presso il palazzo dell'Aeropago, nonostante la tempesta e il focolaio di peste che stava decimando l'Agorà.
- Il tradimento di Eusiaca è quanto di più indegno e nefasto il nostro popolo potesse aspettarsi,- esordì minaccioso l'arconte Felano, - e qui, oggi, la nostra lega non potrà esimersi dall'imputargli una punizione esemplare
- Lo reputo più che giusto,- proseguì il feudatario di Micene – tanto più che oramai Alessandro e le sue truppe stanno per annettersi l'Attica.
E' evidente che il suo scopo è spadroneggiare sulla lega di Corinto.-
- Il suo scopo è rendere la Macedonia una super potenza, e relegare il fasto delle nostre poleis nella suburbia. E questo non va permesso.- sacramentò il wanax di Messene.
- Siamo tutti d'accordo, a quel che pare. Spettabile Felano, quale punizone ha in mente di affibbiare al deposto trierarca traditore?-
L'arconte si levò dalla sedia ed attinse un po' di vino dalla brocca.
- Gli restituiremo la portata della violenza che ha intenzione di scagliare sui
nostri alleati tebani. Fate entrare gli efebi, e sprangate le porte.-
 
Alla vista dei ragazzi prostrati, tenuti sotto la rigida scocca di due pugnali insanguinati, più di qualche aristocratico seduto al tavolo provò un senso di angosciosa afflizione.
Uno dei consiglieri di Felano si era avvicinato a loro, il volto sigillato sotto una maschera funebre.
Al primo segno di assenso da parte dell'arconte, si udirono le strida agghiaccianti dei giovani rimbalzare sino alla piazza, sotto la spinta concitata della tempesta che andava infoltendosi.
- Che gli arti dei suoi figli così tranciati, vengano appesi come vili campanacci alla porta della sua dimora. Il consiglio diurno è sciolto.-
 
****
- Onestamente, non mi aspettavo una tua visita a quest'ora di notte, Eusiaca. Se non sapessi che hai combattuto con noi a Leuttra, inizierei seriamente a pensar male.
Dèsipo, uno dei pochi generali tebani rimasti in città, ghermì controvoglia il manico del suo xiphos.
- Ormai conviene salpare soltanto la notte; ci sono meno probabilità di essere avvistati dalle spie di Alessandro.- rispose Eusiaca con solido tono.
- Alessandro...tale e quale a suo padre Filippo; se è possibile, ancora più efferato.-
Dèsipo, estratta per intero la spada dalla fondina, invitò Eusiaca ad affacciarsi con lui di fuori.
- Non sta rimanendo più nulla di questa città-, esordì il generale - La gente che può abbandona la rocca senza nemmeno pensarci. L'intera Beozia è in ginocchio, ormai. Non aspettano altro che infliggerci il colpo di grazia.
 
Così dicendo, Dèsipo notò una strana folla attraversare di slancio la cinta muraria.
Il lancio di dardi incendiati ai bordi della case, tolse al generale qualsiasi dubbio.
- Ti sei venduto, non è così?- . Il generale, voltatosi per colpire il ventre del trierarca, venne anticipato da lui sul tempo.
- Forza, uccidimi; non fare attendere Ares in questo modo.
Eusiaca rispose con un filo di ristrettezza in voce.
- Perdonami, Dèsipo; nessuno avrebbe voluto questa guerra.
Infilzò con la sua kopis ricurva il generale tebano; dopodiché, ordinò a uno degli opliti sopraggiunti, che il suo cadavere venisse deposto nel punto più alto della rocca Cadmeia.
 
****
- I pezeteri di Alessandro stanno arrivando, signore; li hanno avvistati poc'anzi sullo stretto della Copaide.
- Bene, Alafino. Accertati che i miei uomini abbiano agito in maniera efficace.
Tutte le dimore tebane erano state date al fuoco e i loro interni razziati.
Le donne, non importava se nobili o semplici contadine, vennero spogliate ed esposte in mezzo all'agorà, come segno infrangibile della resa cittadina. Il resto della cittadinanza venne affisso in schiavitù.
Gli edifici dell'acropoli furono tutti diroccati, tranne le residenze sacerdotali, per volere dello stesso Alessandro.
Eusiaca ricevette un suo emissario, il diadoco Perdicca.
- Mi sembra che tutto quanto sia stato compiuto. Il tuo compenso, Eusiaca.-
Il trierarca quantificò a mano il peso in oro degli stateri, e si lasciò andare ad un brusio di entusiasmo.
- Grazie valente Perdicca. Ad Alessandro i miei migliori auspici.
- C'è un'altra cosa, Eusiaca; pochi giorni or sono, un messo di Atene l'ha fatta recapitare al mio accampamento. Ho dovuto aprirla io stesso, comprendi bene. Temo siano cattive notizie.
Eusiaca ribalto' il papiro in terra, cadendo afflitto su un fianco.
- Non serve a nulla struggersi, adesso. Torna ad Atene, Eusiaca. E concedi che i tuoi figli abbiano una dignitosa sepoltura.
****
 
Per sette giorni, i tronchi monchi dei suoi figli erano rimasti sospesi nel silenzio catacombale della loggia delle Cariatidi. Eusiaca li aveva riportati a casa, su di una carriola usata in genere per il trasporto del mattonato. Non era ancora riuscito a serrarne le palpebre e, nel pregare gli dei affinché qualcuno intercedesse per loro presso Ade, notò che la sua sposa riposava irrigidita anch'essa, sotto un malinconico arbusto di mirto. Eusiaca riusciva ancora a cogliere il caldo cristallino delle sue lacrime, che si erano protratte a lungo attraverso quel campo di agonie sterminate.
Tanto bastò, perchè anche il trierarca decidesse di porre fine alla sua vita.
Si spogliò della sua cintola sacra e, raggomitolati in una mano i suoi indumenti, si diresse a testa china verso la prima balza sul Pireo.

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