Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 05/04/2010 - 21:30
1.
Non ti dirò del sole che piega
per una strada diversa
e disegna un percorso che non conosco
né dell’assenza
che è un rapido addensarsi di nubi
cirri dai cupi contorni di pioggia
Ti racconterò del caffè pieno di gente
e della musica in quella chiesa
e del sorriso della bambina al suo cane
della passeggiata sul Graben
e delle storie nelle strade
di come ogni luogo ormai s’assomigli
ma ci si perda lo stesso
2.
La signora giapponese
vestita armani e calzata inglese
pela con le unghie laccate da smalto francese
l’uva cilena nel bestwestern viennese
I semi pero’
li sputa con precisione
disegnando parabole orgogliosamente nipponiche
: ogni sputo un centro
nel tovagliolo piegato con l’origami
Il signore tedesco
la guarda con ammirazione
ché lui di precisione se ne intende
finalmente capisce perché erano alleati
ma lui è ormai completamente de-semizzato
e inghiotte tutto, senza sussultare
E mentre chiacchiero in inglese
con un simpatico portoghese
penso (in italiano)
che il mondo è davvero uno strano paese.
3.
Lasciamo stare
che anche qui come ovunque
il selciato è intriso di sangue e dolore
mai lavato dalla pioggia
appena assopito sotto la neve
pronto a brillare insieme agli ori
al sole della primavera
E se percorro una strada
che si chiama blutgasse
ci sarà un motivo per questo
[nome crudele
E dove vuoi che sia altrimenti?
non c’è altrove per l’uomo
solo il brutale qui ed ora
il brusco memento della ferocia
e d’altronde c’è anche la musica, senti?
Tanta, e così bella…
Forse è un modo per chiedere perdono
al proprio essere
:
creare bellezza
pretendendo una natura divina
»
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