Scritto da © Nievdinessuno - Ven, 17/01/2014 - 18:54
Le dita si scontrano fra loro, e tra i gesti, il componimento di una preghiera fatta per il perdono, mentre si rincorrono nel fare maniera che piega l'istinto di crollare a un pugno di semola in mano, sul rialzo di una volontà della fame che affligge la carne come una morsa stritola infetta quella cosa che sa di buono, e per diletto si disperde sull'aria, alla polvere delle nostre stive.
Ed allora, l'inverno si spinge su mutevoli forme, disinnescando la sensazione della perdita. E ci rendiamo conto di avere torto, sulla ragione, la quale sa disporre forti sentenze contro noi stessi. Ma, per qualcosa, nulla smette di esistere sulla ragione del cuore. Ed egli parla, e cammina tra le vie delle nostre parole, sulla limpidezza di qualcosa che permette speranza.