Scritto da © Sara Cristofori - Mer, 08/01/2014 - 14:46
Ieri sera ho passeggiato per il centro di Roma, era tanto che non lo facevo, e, nonostante un po’ di freddo, mai insopportabile qui, mi sono ripercorsa le strade e le stradine che amo di più in zona Barberini: via della Purificazione, che, pur essendo parallela alla ricca e cosmopolita via Veneto, sembra appartenere a un paesino di campagna, giù poi per via Crispi, dove ci si sente come in una cittadina di provincia, per risalire poi dalla via Gregoriana, opulenta esclusivissima e di dannunziana memoria, fino alla scalinata di Trinità dei Monti. Quindi piazza di Spagna, poi ancora via Margutta, la via dei miei sogni, con le sue case di charme, gli antiquari e le mostre, ma anche con i pergolati di vite e gli alberi di fico. La strada dove, entrando in certi portoni o attraversando certi cancelli ci si ritrova in cortili rustici e fantastici, assolutamente imprevedibili da fuori. Arrivata a piazza del Popolo, seduta sui gradini di Santa Maria del Popolo (quella col dipinto del Caravaggio), con l'Obelisco a destra e il costoso bar Rosati a sinistra, con i soliti turisti (non molti devo dire) estaticamente vaganti intorno, ho provato invidia per loro, che vedono Roma per la prima volta, che conoscono per la prima volta l'atmosfera di questa città. Questa città così tanto diversa da tutte le altre capitali, per quanto belle, da non poterla neanche paragonare, infatti si può fare un confronto fra Parigi e Londra (amo entrambe e le trovo splendide), ma Roma è a sé stante, magicamente unica.