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L'amore vince la morte - 1

   Quando si trovò sopraelevato circa tre metri da terra e vide dall’alto, come in una inquadratura cinematografica, il suo corpo morto circondato da amici e parenti che lo contemplavano con aria triste, si chiese per prima cosa che cazzo stessero a fare tutti quei signori intorno a quella carcassa. Fu il primo assoluto pensiero che fece: un pensiero comico, ironico, quasi maldestro… Si cominciava bene, si! Era quella dunque l’atmosfera della famosa e tanto temuta morte?
   Anche se non capiva bene il senso della situazione però, continuava a restare in quella stanza, non riusciva ad andarsene. E poi: dove andarsene? Era un neofita e non sapeva proprio cosa fare. Si fermò lì allora, ad ascoltare con un distacco che gli sembrava davvero eccessivo cosa stessero dicendo o pensando di lui i suoi cari.
   Sentiva un bisbiglìo continuo, un flusso di pensieri e parole che si accavallavano, di cui riusciva a distinguere solo qualche sprazzo:
   « ...si, era un brav'uomo, davvero...un po’ snob e distaccato, ma un brav'uomo…»  (Carlotta, l’amica intima di sua moglie);
   « ...certo, dopo un anno di continue sofferenze…forse è meglio che sia finita, lui stesso in fondo lo diceva…» (Paolo, suo fratello minore);
   « …ora con chi potrò sfogarmi un po’…con chi andrò allo stadio per la Champions? » (questo però era solo un pensiero; di Giuliano, uno dei suoi grandi amici storici).
   Insomma, tutte riflessioni banali, ovvie, convenzionali…
   « Non hanno capito niente, non hanno mai riflettuto sulla morte, sull’al di là… Laici del cazzo, rimuovono questo pensiero! E' il loro terrore… »
   Pensò a Swedenborg, l’ultimo autore che aveva letto. Uno dei pochi che aveva parlato in modo razionale della morte e dell’al di là, apertamente, con coraggio; anche se…vero…in fondo le sue ipotesi erano tutte abbastanza forzate e artificiali…
 
   All’improvviso sentì come un’attrazione, un risucchio, qualcosa che lo spingeva fuori: “…andiamo dai, lascia fare, non lo vedi? Questi pensieri non valgono niente, sono dei bambini, tutti, vieni via! Ora è ora! ”
   Non riusciva a capire se sentiva realmente quelle parole o se le pensava; se era qualcuno di diverso da lui che le diceva o se era  tutto un gioco di specchi all'interno di sé stesso. Ma questo non importava, quello che sentiva ora era la verità, non c’era più ragionamento, non c’era più calcolo, non c’era più dubbio o incertezza...  Quello che sentiva era la verità, e basta.
   Per cui mollò tutti i suoi cari con noncuranza, uscì da quella casa e si trovò fuori.
   Vedeva solo un piano di luce ora, e il mondo, la natura, che a poco a poco si sfuocava davanti ai suoi occhi.
   Dov’era? Dove andava? Non lo sapeva. Ora era tutto buio e lui voleva solo dormire.
 
   Quando tornò a pensare (o come dicono i vivi: “ad essere cosciente”), si accorse che non sapeva più chi era, che si ricordava appena di aver vissuto una vita e che la sua mente era liscia, asettica e pulita come una stanza vuota e appena imbiancata.
   Si sentiva nuovo e apertissimo dunque, come depurato da tutto quell’intruglìo di riferimenti, ricordi, immaginazioni, rimozioni ed elucubrazioni che caratterizzano la mente di un “io”.   
   Insomma, lui esisteva, sentiva di pensare, ma il suo “io” non esisteva più: cancellato, soppresso, azzerato. Bene, si disse (o pensò…o fu fatto pensare…), vediamo ora cosa arriva al suo posto e si mise ad aspettare…
 
   Non aveva fretta, di niente. Di quello era sicuro, poteva aspettare anche per sempre, senza alcun problema. E infatti si disse che avrebbe aspettato, tranquillamente, non sapendo per quanto e non sapendo neanche cosa.
   Ma quando si fu detto questo, arrivò subito una specie di avvenimento. Si trovò scaraventato all’interno del mondo degli “aspettanti”. Sentì altre anime intorno a lui che aspettavano; tutte con calma, tutte con tranquillità... Sentiva la loro comunicazione che era puramente energetica: flussi di energia che si incrociavano tra loro in continuazione, senza un ordine preciso, come un canto di uccelli indefinito e confuso.   
   Gli sembrò una cosa bella, divertente, e subì una spinta intrattenibile ad entrare in quel flusso di energia. E in quel flusso si perse, dimenticandosi anche il fatto che stava aspettando.
    « Ma il legame con la “vita”? - sentiva dirsi – Quello non ti interessa? »
    « La vita? – rispondeva lui – Che vuol dire la vita? »
    « Si! La vita, quello che sei stato prima…»
    « Quello che sono stato prima?... E cosa conta?... Che legame ho con quello? »
    « Potresti intervenire sulle persone nelle cui menti hai lasciato qualcosa di te! »
    « Intervenire?... E perché? »
    « Per sostenerle, per aiutarle… O per alleggerirle… Cancellare, aspirandola, la parte di te che hai lasciato in loro… E’ una forma di pulizia…»
    « Ah, questo si che mi interessa: svuotare, fare pulizia, alleggerire… Sento che è una cosa buona…»
 
   Cominciò a farlo allora e prima di tutto andò a visitare la mente di sua moglie.
   La trovò così ingombra di pensieri confusi, che si deliziò tantissimo a togliere tutto ciò che riguardava lui… In un attimo lo cancellò: “delete” ?... Si, “delete” !
   E senti che la mente di lei respirava, aveva guadagnato un sacco di spazio libero; era di nuovo aperta, pronta ad accogliere, con ordine, altri pensieri. Povera cara, si, goditela ora!
   E infatti sua moglie, una donna di 52 anni, non una ragazzina, si sentì graziata e tutto ricominciò a scorrere nella sua vita. Non capiva certo il perché di quel nuovo stato mentale, attribuiva tutto ad una specie di mistero, ma tornava ad essere ottimista, costruttiva, fiduciosa.
   « Bene, cazzo  - pensò (o fu fatto pensare) lui - Bene!  Questo mi piace: togliere il peso della mia presenza, alleggerire…»
   Cominciò a farlo con tutte le persone importanti della sua vita. Le graziò, tutte. Ripulì la loro mente come uno spazzino e non si ricordò più neanche che lui stava aspettando ed era dentro al mondo degli "aspettanti".
   Quanto era passato? Un anno? Un giorno? Boh, questo non contava più, la calma avvolgeva la sua anima e la fretta era sparita del tutto. Che senso aveva chiedersi quanto tempo era passato?
 
 continua...
 
n.b. Le parole "bisbiglìo" e "intruglìo" vanno lette con l'accento sulle "i".

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