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Bieca sorte

Bieca sorte
L’investitore se ne stava lì buono buono, quieto come mai forse, nemmeno lui si era visto, in piedi davanti agli enormi schermi dei due televisori a parete dell’appartamento. Non pensando null’altro che il grigio sfarfallio di questi.
Anzi, ad essere sinceri un altro pensiero gli venne. Come Dirac, il suo cagnone color miele disteso sul lungo del tappeto in mezzo ai due divani di pelle color latte con gli occhi che stavano pian piano assopendosi, nello stesso attimo nel quale godeva della stasi che si ripeteva come universi paralleli tra le diagonali matematiche interlogicamente connesse, pensò alla bellezza della Matematica, quanto fosse intelligente la figura femminile che tutti, nessuno escluso, sul pianeta chiamano così. Una vera Pallade, l'Atena.
Anni prima gli era capitato, quando ancora abitava in una cittadina a mezzacosta, di pescare in una tabaccheria il biglietto vincente di un famoso concorso a premio. Nove miliardi di lire esentasse, poco più che meno. La donna dietro il banco a cui l’aveva di nuovo porto per verificare se fosse un suo abbaglio con la macchinetta elettronica in dotazione, non aveva mostrato alcuna emozione, approvazione o disapprovazione, ed egli ricordava perfettamente ciò che gli era, anche allora, passato per la mente:- stronza, oltre al compenso che ti da lo stato, non avrai una lira”.
Già allora Azer, così lo chiamavano nel giro, Azer sta per Azerbajjan e giuro che non lo sapeva perché gli avessero appioppato quel nomignolo strano, si faceva. Roba tradizionale, anche se la chimica un saltino ce lo fa sempre, ma Azer si diceva, è produzione di derivazione, non creativa, e d’incanto si sentiva l’animo a posto come se avesse partecipato ad un gruppo di stupro e non avesse agito da solo.
Si faceva, e non poco sporadicamente faceva farsi quelli che, nel corso degli ultimi dieci anni erano diventati i suoi soli amici, ma, dai giorni successivi alla vincita, quando poté finalmente incassare tutto quel ben di Dio, quando la Banca mollò le riserve di cui lo teneva all’oscuro perché aveva in piedi piccole pendenze con la Giustizia, egli divenne ciò che mai avrebbe pensato di divenire: un bieco capitalista inserito a pieno titolo nella società.
Chi mai avrebbe potuto aspettarselo!
Anche allora la sorte era intervenuta due volte e decidere per lui, trattandolo come egli fosse un ripiego di natura; lei e solo lei. Lo aveva rivoltato da capo a fondo.
Attualmente smerciava a cani e porci, (per dire sul globo intero) senza più conoscere la loro faccia, senza più considerarli amici, senza offrire personalmente loro il supporto di una siringa comune, senza offrire la propria spalla o il petto sul sedile di una scassatissima auto, con l'adrenalina addosso che arrivasse un disturbatore (v: Arma) e si portasse via le dosi sempre nascoste nei soliti posti, frutto di accattonaggio o del rischiare quei pochi spiccioli in tasca con un moderato margine, (i prezzi li sapevano tutti, anche gli allocchiti: chi voleva provare l'emozione della prima volta) questa dannazione della prima volta.

Il sonno del giusto
Si accorse che Paul (così chiamava Dirac nei momenti di tenerezza) si era del tutto illanguidito; i muscoli, rilassandosi, lo facevano ancora più largo e lungo di quel che effettivamente fosse; le palpebre erano calate quasi completamente, la bocca gli si era un poco più del necessario aperta.
Durante la passeggiata nel parco di primo mattino, Dirac, scambiandolo per un germano, aveva azzannato un colombo sprofondando nel suo petto i due canini laterali e questi aveva continuato a resistere, a difendersi sfuggendogli dalla presa finché Azer non gli aveva ordinato di finirlo.
Non che all'investitore i colombi avessero fatto qualcosa di particolarmente gradito, che gli avessero lasciato un ricordo definitivamente piacevole tranne il ripieno quando cotti al tegame, ma non desiderava avere moribondi da portarsi sulla schiena, e così credo la pensi anche Paul Dirac, per un suo concetto di bellezza, tutto speciale: adora tutto ciò che si muove, ed il movimento lo vuole sull'allegro andante.
Non ci penso nemmeno a pensare un qualsiasi discorso sul Dstributore di morte; dico: chi glielo ha fatto fare al piccione di andare a beccargli sotto al naso, spostandolo di continuo qua e là sull'erba umida, scivolosa ed infida, pesante come è Dirac, il tozzo di pane secco che gli avevo lanciato?
E, poi, la boria, là tutto pettoruto, che pareva appartenermi, essere un tutt’uno con me come il mio affezionato, caro scienziato baffetto.

“Voglio fare una petizione”, penso, una spalla ad uno schermo e l’altra all’altro, (peccato che non siano perfettamente di fronte per una sciocca idea utilitaristica dell’architetto arredatore) una petizione a tutte le Tv: "che quando trasmettono i notiziari sulle sciagure comprese quelle politiche, li interrompano rinfrescandoli completamente con notizie e filmati di giornata. Dovranno tenere uno sul posto, pagargli una notte d’albergo in più, ma con tutti i compensi che pagano, cosa vuoi che sia?"
È una bischerata? Non la presento? Potrebbero obiettare " tu fatti i tuoi, che ai nostri pensiamo noi. Ci siamo pur detti a ognuno la sua strada."
Lasciamo stare, certuni potrebbero non apprezzare. Invece oggi, su un giornale ho letto (a proposito Dirac si è sempre rifiutato di farmi da domestico ed andare dall'edicolante) una bella distinzione tra partiti e movimenti scritta da Sartre. Dirac sta dormento, russa. Ah, un'altra bella distinzione tra Paul e Dirac: Paul segna nettamente il confine tra la tenerezza e l'indifferenza attribuibile a Dirac Be', ci sarebbero delle differenze più sottili: come P.Dirac o Paul D, o P:D. o Pa.D.o Pa.Di, oltre a definizioni intermedie, ma a chi importa dei miei stati di sentimento o di emozione? Quel che importa è che Paul sembra ora non sussultare più come faceva prima che il grigio scendesse su ambedue gli schermi.
Adora Debussy sapete?
Chopin lo fa dormire e di Wagner dice che è un trombone. Lo tiene sveglio Beethoven, ma solo la Quinta e la Nona e di Bach ne racconta di tutti i colori: monotono, monotono per lui, quasi come H.Lachenmann ed il bieco Adorno. (non il musicologo).
Gli piace invece il ragazzosulla spiaggia, il lanciatore di bottiglie.

Il veterinario è certo che è sordo come una campana. Diventato dopo che il ragazzino di sotto gli ha calciato nelle orecchie per settimane, ma Paul si sforza di non darlo a vedere.
Basta farlo sedere sul tappeto e, alla musica del concerto, aggiungerci il video. Dice che lui capisce tutto dalla bacchetta del maestro.  Quel che fortuitamente gli sfugge, (non sempre le cineprese sono fisse sul direttore) riesce a captarlo dalle mani del pianista o dall'archetto del primo violino.

Narciso
Voce fuori campo
-" Ehi Az...Maciste...ti ricordi?
In un tempo infinitesimale la app del cellulare trasferì le onde sonore alla app del ricevitore televisivo ed il grigio degli schermi scomparve per far luogo a strani segni grafici che vi scorrevano lentissimi e longitudinalmente. Dirac, che dormicchiava il muso rivolto ad uno di questi, aprì gli occhi, li schiarì lacrimando copiosamente e stropicciò la coda contro la gamba destra del padrone.
La volta che divenne sordo aveva preteso da Az una coda in braille e, nonostante quell'anno gli affari non fossero andati al meglio, tra sequestri, tagli sempre più scadenti, perdite in mare, pillole uscite naturalmente dagli stomaci di corrieri inesperti ed ormai irrecuperabili, Azer l'aveva voluto comunque gratificare. Az lo conosceva bene quel meccanismo psicologico universale che vuole che una qualsiasi perdita venga recuperata e compensara, meccanismo sul quale gli uomini del marketing costruiscono le campagne più vincenti. Nessuno, dico nessuno, vi si può sottrarre, né Dirac, né altri esseri della fauna e flora terrestre e, forse, ragionava Azer, cosmica. Il suo ragionamento, per la verità, andava molto più in profondo, nella scientificità dello stesso: nella materia e nell'antimateria, nei buchi neri, nel collegamento che vi è tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto. Andava alla necessità del riciclo e dell'equilibrio, che può servirsi ed anzi si serve, della morte per continuare un se medesimo o falsamente diverso.
Maciste stava ripetendo la sua domanda e gli si doveva rispondere. Quando ti chiama un vecchio amico gli si deve rispondere.
Azer agguantò quindi la coda di Paul e lesse il messaggio che lo stesso gli stava trasmettendo attraverso la stola (la coda della sua nuova pelliccia). Era divenuto cieco e sordo Azer, in circostanze perlomeno inspiegabili, per il momento.
Per me "perlomeno", rimane inspiegabile come si possa, ricevendo alcuni colpetti sullo stomaco in infermeria, diventare poi ciechi e sordi.
Maciste era proprio di questo che voleva riferirgli.
Azer lo salutò.
-" Come stai Maci?"
- Sono in imfermeria Az. Dici che divento muto o cieco e sordo?"
-" Ma niente di tutto questo. Vuoi mettere oggi?"
-"Ah bene allora. Per il resto?"
Dirac aveva smesso di scodinzolare, gli schermi erano tornati al loro grigiore luminescente.

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