60 paia di scarpe, allineate su 40 metri, lungo la riva del Danubio. Un tuffo al cuore, tra gli splendori di Budapest.
Il Male in Ungheria prese il nome di Croci Frecciate. Così si chiamava la milizia che collaborò con i nazisti nella deportazione e nell’assassinio di migliaia di ebrei ungheresi. E se nelle campagne, il Male deportò gli ebrei ungheresi negli infami campi di concentramento nazisti, a Budapest eresse un muro per imprigionare gli ebrei all’interno del loro ghetto.
E qui, imprigionati a casa propria, a migliaia morirono di fame, freddo e malattia, prima che il Male, persa la strada per operare altre infami deportazioni perché Budapest era ormai circondata dai soldati russi e rumeni, decidesse di assassinare le proprie vittime in città.
E per risparmiarsi il lavoro di scavare fossi comuni, il Male decise che si potevano utilizzare le acque del grande fiume. E così le Croci Frecciate portavano le proprie vittime sulle rive del Danubio dove, dopo avergli fatto togliere le scarpe, merce preziosa, assassinavano le proprie vittime, sparandogli e facendoli cadere in acqua.
Un luogo della memoria minimale, piccolo, piccolo, che sparisce nelle dimensioni dei palazzi e del fiume della città. Un memoriale dedicato a quegli ungheresi, donne e uomini, vecchi e bambini, uccisi perché ebrei. 40 metri di ferro, 60 paia di scarpe, che fanno male al cuore, ma proprio per questo, da vedere, per pensare, piangere e ricordare.
Le scarpe sono tornate sul lungo Danubio dall’aprile del 2005, per l’idea di Gyula Pauer, un noto scultore ungherese, e del suo amico Can Togay. Lungo il Danubio, tra il ponte delle Catene e il Parlamento. In questo momento, visti i grandi lavori di restyling in opera a Budapest, accessibile solo passeggiando lungo la riva provenendo dal ponte. (dal web)