Sono in crisi da sette anni.. Non la sopporto più. E’ falsa, subdola, inaffidabile e le sue parole sono menzognere. Così ho deciso di lasciarla andare. Lei e tutti i suoi discorsi che da anni ascolto inutilmente. Non c’è niente da fare, più niente da scoprire, più niente da dire. Anzi, ho ascoltato fin troppo e ho avuto troppa pazienza. Non è più il tempo dell’attesa e della comprensione. Non è infatti ascoltando che ne uscirò. Ho ascoltato anche troppo. Ma non si fa capire. Non si vuole far capire. Ed è questa la cosa peggiore. Parla per non farsi intendere. E questo l’ho inteso benissimo.
E dopo sette anni di crisi, ho la crisi del settimo anno. Ma finirà. . Del resto, nulla è eterno. Neppure questa crisi. Ma bisogna capire, per agire. Quindi inizio dalle parole. Anzi, da una parola.
Che significa “finanziarizzazione”? Significa che la finanza ha ormai il dominio del mondo, che anche la cosiddetta economia reale è una derivata della finanza. Ma perché ciò è potuto accadere?
Questa parola così oscura in realtà è l’espressione dei nuovi rapporti socio economici che dominano il mondo. Girano così tanti soldi che dei soldi si è fatta industria. Ovviamente a questa industria non partecipa il 99% della popolazione mondiale. La crisi italiana non è che un riflesso della crisi dell’Europa della moneta che a sua volta non è che un riflesso della crisi mondiale che ha un sola causa: la cattiva distribuzione del reddito. Viviamo una situazione paradossale consistente nel fatto che le vecchie politiche di sostegno dell’economia, quelle del “deficit spending”, dunque le politiche keynesiane, non possono più essere adottate, visto che tutti gli stati dell’occidente sono alle prese, chi più chi meno, con pesantissimi debiti pubblici e che le teorie liberiste e neo liberiste, quella del laissez faire, hanno mostrato tutta la loro inconsistenza e inconcludenza. Le politiche monetarie dei neo-monetaristi sono infatti fallite, visto che, pur con tassi a zero, l’economia non riparte. Insomma, le casse degli Stati sono vuote così come le tasche della stragrande maggioranza delle persone… E allora che fare, visto che il denaro, pur non costando nulla alle banche, non arriva all’economia reale? Semplice, bisogna rimetterlo nelle tasche delle persone a cui in questi decenni è stato tolto. Facciamo politiche keynesiane prendendo i soldi non dalle casse degli Stati ma dalle tasche di chi i soldi li ha. Rimando a tal proposito al mio racconto “RUM”. Non sono comunista, ma oggi essere autenticamente socialdemocratici, nel senso storico e teorico del termine, è una necessità economica. Ovvio che queste cose le classi dirigenti non le diranno mai ed è altrettanto ovvio che il linguaggio usato dalle classi dirigenti per spiegare la crisi è fatto apposta per confondere e non far capire. Non esiste alcuna crisi economica, così come non esiste alcuna scienza economica, bensì solo l’economia politica. Questa è una crisi politica ed il suo superamento presuppone il superamento dell’attuale visione del mondo che giustifica e supporta questa assurda ed insensata distribuzione del reddito e del potere. Se ciò non avverrà, cambierà inevitabilmente il senso della nostra democrazia, infatti non esiste democrazia che non sia innanzitutto democrazia economica. Pochi ricchissimi uomini hanno fatto proprio l’auspicio di Marx parafrasandolo in: “supercapitalisti di tutto il mondo unitevi”. Noi dobbiamo invece dimostrare che abbiamo capito l’arcano della crisi e dire loro che gli sfruttati di tutto il mondo si sono finalmente ritrovati e uniti.
Ed ora, vediamo di giocare a carte scoperte!
- Blog di Antonio.T.
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