Seconda parte
Dalla sala operativa della fattoria mineraria 667esplose un: “Reparto di emergenza fuori!” di una voce metallica e immediatamente una grande agitazione si manifestò nei pressi degli ingressi dei vestiboli e sale di pressurizzazione degli scafandri. Un mezzo armato da pronto intervento, prese a ronzare dalla sua postazione sul piazzale dell'hangar, con l'equipaggio a bordo decollò rapidamente.
L'alloglotto Dirigente della Fattoria 667, nella quale l'equipaggio assalito prestava la sua attività di sicurezza, nel suo office riproducente un fondale marino di chissà quale pianeta, stava ascoltando il rapporto della scolta che per prima aveva raccolto l'allarme, raggiunto il luogo di provenienza e registrato i primi elementi testimoniali de visu.
“Prezioso Sub221 – stava riferendo l'esploratore – le tracce sul terreno indicano la presenza di un solo atavico, e uno solo dei nostri Combat è stato materialmente sottratto alla nostra collettività, non ve n'è traccia. Il secondo è stato ucciso ma non violato: il corpo dei colonizzatori era intangibile da parte di qualsiasi altro essere dell'universo noto; le lesioni fisiche suffragano – proseguiva l'esploratore - l'ipotesi del contatto fisico diretto con l'aggressore, dal quale è stato abbattuto. Non v'è traccia del loro abbigliamento operativo, ne sono stati denudati e derubati.”
Sub221: Subordinato221, non sembrò sollevato da questa informazione, tali e tantissime sarebbero state le complicazioni manageriali, perché la predazione di uno dei corpi, certamente a fini alimentari, costituiva un vulnus etico e politico.
L'esploratore, palesemente lieto di aver fatto un buon servizio, passandosi più volte la lingua azzurrina sui globi oculari giallognoli, prese congedo allontanandosi sul suo monopattino elettrico, esibendo una robusta coda strisciante.
Il gekko gerarca, con la sua mole eccessiva anche su un pianeta con bassa gravità come l'8°pianeta di Balum, funzionario amministrativo Sub221, si sollevò dalla panca anatomica sulla quale era adagiato e si diresse lento verso una delle pareti oleografiche. C'era una teca su un lato della sala, trasparente, contenente un corpo di un hom, imbalsamato in atteggiamento aggressivo. Quasi totalmente glabro, pochi lunghi peli gli scendevano in piccole trecce dal cranio con appesi piccoli ciondoli luccicanti, bipede, con potente muscolatura agli arti superiori, inferiori e al tronco, con estremità pentadattili, occhi con pupille rotonde. Si sorprese a pensare di aver sempre sostenuto che non c'era nessuna prova del completo sterminio di quegli esseri trovati sul pianeta e l'avevano confermato le centinaia di loro piccoli isolati atti proditori. Tuttavia la politica ufficiale della confederazione, divulgava l'assunto che il pericolo era stato eliminato. Neppure i frequenti safari di caccia organizzati ogni stagione da decine di balumar, avevano mai dato certezza sulla loro eliminazione. Quell'hom nella teca non da tantissimo tempo, poteva provarlo. Doveva essere stato un capo, un dominante, per l'aspetto sano e forte, per i tatuaggi e cicatrici rituali o simboli che ornavano gli arti e le parti nobili del corpo, quasi a sottolineare una qualche sua sconosciuta autorità. E...quella epidermide così piacevole al tatto, sottile e lieve, che i colonizzatori trovavano delizioso accarezzare, pensava, mentre trascinava la sua mole pachidermica verso una specie di triclinio rivestito di pelle sottile, lugubremente uguale a quella del soggetto tenuto nella teca.
Temeva di essere accusato di scarsa incisività nel combattere gli allogeni, anche se gli hom avevano fatto incursioni anche in altre fattorie perché, sebbene fosse convinto dello loro attiva presenza sul pianeta, lui aveva sospeso per fini di economia aziendale, le battute allo loro caccia; aveva abolito le taglie; aveva proibito il commercio della loro pelle e così facendo, aveva fornito meno prede che erano l'ingrediente alimentare principale: la carne esotica di hom, del pasto tradizionale del Rito della Rimembranza. Evento memorabile della conquista del pianeta, praticato come privilegio assoluto ed esclusivo dagli appartenenti alle alte gerarchie del sistema. Temeva che proprio questa occasione facesse emergere la deficienza e gli potesse essere rimproverata al di là delle argomentazioni economiche che potesse addurre a sua giustificazione. Lui era soltanto un G.I. (geneticamente inferiore) non uno stratega etico-politico. Stante poi che gli atavici si erano fatti sfrontati, questo poteva significare che il numero dava loro sicurezza, oppure che erano allo stremo della resistenza, data l'incalzante attività mineraria che impediva la loro normale esistenza. Ripensava, mentre stava dettando al registratore, quasi pensieri ad alta voce per fare un punto sulla situazione che avrebbe dovuto illustrare alla commissione d'inchiesta, che certamente sarebbe presto arrivata a valutare il suo operato, ed era buona politica fare autocritica ma introducendo argomenti a difesa. Intanto...
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