Scritto da © maria teresa morry - Lun, 28/10/2013 - 23:35
Prima di accedere al ritratto che propongo, occorre dire che il racconto breve “Wakefield” di Nathaniel Hawthorne - scrittore americano ( 1804-1864) noto per il suo capolavoro “ La lettera Scarlatta” ed il romanzo “ La casa dei sette abbaini” - fu tradotto in maniera magistrale, dall’ Inglese, da Eugenio Montale, nel 1947. Pertanto si tratta di traduzione che merita di essere apprezzata in quanto molto ricercata, così da creare un’opera pregevole di suo, da un’altra opera di per sé molto particolare:
“ Che uomo era questo Wakefield? Ognuno può farsene una sua idea e prestarle tale nome. Era un uomo d’età mezzana; i suoi affetti coniugali, che non erano mai intensi, s’erano ormai ridotti a un sentimento calmo e abitudinario; probabilmente il tipo di marito più fedele, per via di quella certa pigrizia che tiene il cuore fermo, dovunque si sia posato. Intellettuale sì, ma non attivamente; con la mente occupata da lunghi e pigri sogni che non tendevano ad alcun scopo e d’altronde non avrebbero avuto la forza di realizzarlo; e pensieri che di rado avevano l’energia di stringere davvero parole. L’immaginazione , nel senso stretto della parola, non era affar suo. Dotato di sangue freddo, ma non depravato né incostante, di una mente non compiaciuta di pensieri lascivi o di bizzarrie, chi mai avrebbe potuto prevedere che il nostro uomo si sarebbe posto in luogo eminente fra gli autori di eccentriche gesta? (…) Forse solo sua moglie avrebbe esitato. Ella infatti, pur non avendo analizzato il carattere di lui, era in parte consapevole dell’egoismo tranquillo, che aveva un po’ arrugginito la sua mente inattiva, di una particolare forma di vanità, spiacevole in lui, e di un’attitudine all’astuzia, la quale non aveva prodotto nulla di peggio che il nascondere piccoli segreti insignificanti; di tutto ciò , infine, ch'essa chiamava talvolta stranezza. Particolarità quest’ultima indefinibile, e forse inesistente…”
Da “ Wakefield “ di N. Howthorne, trad. Eugenio Montale 1947.
Che cosa si prepara dietro ad un uomo descritto in tale maniera? “ Intellettuale sì, ma non attivamente” ? Wakefield uscirà da casa una mattina, dopo aver baciato la moglie in modo rassicurante e non vi farà più ritorno, deliberatamente, per oltre vent’anni. Egli sceglie di rintanarsi in un piccolo appartamento in prossimità della sua tranquilla abitazione borghese, in un quartiere di Londra, per spiare che cosa faccia o come viva la moglie senza di lui e come proceda la vita in quella strada a lui nota, in sua assenza. In verità egli vorrebbe tornare, ma gliene manca il coraggio e così il tempo passa, inesorabile…Nathalien Howthorne tesse la sua tela narrativa attorno ad un uomo che non ha alcuna dote, non spicca per alcuna caratteristica positiva, ma che proprio per questo saprà compiere una scelta assurda. Quasi a dire che le imprese più folli possono essere approntate da soggetti banali. Howthorne è a buon diritto ritenuto tra i maggiori scrittori americani dell’ Ottocento. Cresciuto in un rigido ambiente protestante di impianto Puritano, Howthorne è stato ritenuto “ ossessivo nell’osservare la vita morale” ed indagatore di tutti quegli elementi che caratterizzano “ la colpa” in un uomo. Proprio questa sua analisi dell’animo umano, lo rende complice dei personaggi dallo stesso creati. E’ uno scrittore in comunione con i peccatori, anche se alla fine egli esalta la norma, la regolarità della condotta, sottolineando il bruciante fallimento di chi non riesce ad adeguarvisi. E questa contraddizione è il dato caratteristico nella sua narrativa. Di lui ebbe alta considerazione Hermann Melville, l’ autore di “ Moby Dick", che gli dedicò espressamente il suo capolavoro.
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