Lettera del narrante, al narratore | Poesia | giuliano leandro loy | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Lettera del narrante, al narratore

Il narratore …Patrizia Ensoli
Caro amore mio, in questo dialogo da troppo tempo chiuso, adesso vengo a te respirando la stessa aria, uno di fronte all'altro. Un silenzio di un libro da sfogliare che mai nessuno leggerà, in quelle pagine non scritte. Un amore grande più del tempo. E mi sistemo piano adesso, come un prato aperto al sole, per raccontarti cose. Tu, sei lo specchio che mi accarezza il volto e mi sistema piano una ciocca di capelli, un dialogo d'amore nel ricordo. Dettagli miei, divenuti eterni nel tuo mancarmi.
Un discorso aperto con me stessa, mentre “ Ti “ scrivo, e mi ascolto ... poiché questo è il dono del tuo amore, il mio parlarti e ritrovarmi. Ti scrivo perché non ci sei,  mentre mi respiri dentro a questa nostalgia. Vorrei parlarti di tutti gli anni che mi sono scivolati dentro, di quel sognarti, da che non ci sei mai stato. Vorrei raccontarti delle tristezze che mi hanno avuta, mentre nel vento, ritrovavo il canto e la forza per andare avanti; e di questa vita che mi ha consumato piano. Da donna adulta ancora anelo le notti vissute con te, nel sogno.
Tu, che di me sei il pianto e la sorgente, mi vivi dentro adesso, senza più dolore.
Vorrei toccarti il viso, baciarti mentre dormi, ascoltare il tuo respiro, mentre su un fianco stai sognando.
Il desiderio mio è stato da sempre, accarezzarti piano senza mai svegliarci.
Dolce sogno immaginato, dirò al mio tempo di camminare piano, mentre il mattino ti strappa dal mio fiato e … a quell'onda che mi travolge dentro. Non so rassegnarmi alla quiete senza vento.
Amore mio è in questo filo strano, che attendo il tuo ritorno.
Il narrante … Giuliano. Leandro Loy.
Mia diletta e femminea compagna, in questo nostro raccontarci i nostri sogni racchiusi nell’istante, respiro insieme a te il pulsare della vita che scandisce il nostro sogno. Stiamo uno di fronte all’altra, pur essendo entrambi nel silenzio dell’attesa. Fogli ingialliti dalla polvere e dal tempo, che non è dato a nessuno penetrarvi. Inchiostro invisibile alla ragione, ma visibile al sentimento che oltrepassa il nostro tempo. Ti ho vista sbocciare con la tua corolla al sole, nel vasto prato immaginifico che portavi dentro il tuo cuore. Sei tu mia diletta il riflesso che fuoriesce dal tuo specchio, e sfiora il mio anelato volto nel dialogo interiore del ricordo. Sei tu mia suadente femminilità che evochi la mia presenza dentro un tuo riflessivo silenzio. Un raccontarti a voce alta nel pensiero, mentre tenti dolcemente di ascoltarti intimamente. Lo so che la mia lontananza, ti è causa reprimente di nostalgia, mentre mi sogni a occhi aperti sussurrandomi degli anni tuoi che ti sono scivolati dentro l’animo. Lo so … che spesso delegavi al suono teso del vento, un tuo ritrovato canto, per continuare con forza ad andare d’insieme alla tua vita, avanti. E poi … della tristezza che ti penetrava, di insieme al mio guardarti da dentro il tuo animo ribelle; un’acqua irruente la tua che discende rapida nella tua nascita sorgiva. Nelle notti, mi hai sempre accarezzato nel volto mio, immaginato, e la gota mia colma di baci sfiorati, e il respiro lento e vitale che fuoriusciva dal tuo seno di donna. Io … mia diletta, sono una evanescenza che si compie nella notte, e nel mattino si dissolve d’insieme alla brina; come fossi un fluttuante ondeggiare che si lascia travolgere dal tuo maroso passionale, e poi scompare. Il nostro rapporto esistenziale ne è formato di un filo d’erba che tu ami spesso suonare tra le vellutate labbra, che sanno attendere sempre, il mio atavico ritorno.
 
 

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