Scritto da © Maria34 - Dom, 20/10/2013 - 12:22
Ore 6,30 Ceriale Agosto 1995?
La spiaggia è ancora addormentata, deserta, il mare calmo appena si muove.
Il risveglio non è assordante come le ore che seguiranno.
Le onde lambiscono la sponda pigramente quasi a non voler disturbare le persone che ancora dormono dietro le finestre socchiuse di fronte a questa massa stupenda di acqua azzurra.
Il furgoncino della stampa preceduto dal rumore di una saracinesca che si alza lascia il suo pacco di giornali.
Un altro furgone arriva a scaricare altri giornali forse riviste, ripartono e nel silenzio assoluto il rombo di questi motori sono amplificati al massimo.
Passa una famiglia di quattro persone, forse si godono una passeggiata sul bagnasciuga prima che venga invasa dai bagnanti.
Due pescatori con le canne in mano attraversano la passerella per guadagnare il posto migliore sull’isolotto che si trova al fondo ma qualcuno li ha già preceduti. Resteranno tutta la mattina, con le loro attrezzature migliori e le ultime esche comprate al negozio di “Caccia e pesca” con la speranza di agguantare qualche pesce.
Due cocorite, dentro una gabbia appesa al balcone di fianco iniziano il loro chiacchiericcio, sono variopinti e per un attimo attirano la mia attenzione.
Più tardi è un andirivieni di mariti che vengono a conquistare un posto sul pezzo di spiaggia libera piantando l’ombrellone e preparando le sdraio per le mogli o anche per loro. Ci si prepara a trascorrere una giornata al sole.
Paolo è sceso giù a portare il cane poco più giù nel viale dove in un apposito piccolo ritaglio lungo la ferrovia, anche loro possono fare i loro comodi.
Io vado giù a sedermi su una sdraio che gentilmente la padrona dello stabilimento di sotto mi mette in riva al mare. Passo prima a prendere un caffè e fare due parole con loro. Ho bisogno di rilassarmi, di dimenticare le preoccupazioni che al lunedì mi attendono in città ed allora mi tuffo nell’acqua perché quello per me è un momento di serenità, racconto al mare i miei dispiaceri e questi si attenuano a quel liquido tepore e mi infonde un po’ di speranza, mi ricarica per affrontare domani.
Mi porto un libro per avere un contegno visto che sono sola in mezzo a tanta gente che allegra schiamazza, grida con i bambini, sorridono, si scambiano opinioni sulla giornata e sui conoscenti assenti.
Non resto molto, non sono serena, scappo sopra tanto dal balcone posso guardare tutti e quel mare immenso mi ispira fiducia in quel domani che non ha pietà di me.
Maria Dulbecco
La spiaggia è ancora addormentata, deserta, il mare calmo appena si muove.
Il risveglio non è assordante come le ore che seguiranno.
Le onde lambiscono la sponda pigramente quasi a non voler disturbare le persone che ancora dormono dietro le finestre socchiuse di fronte a questa massa stupenda di acqua azzurra.
Il furgoncino della stampa preceduto dal rumore di una saracinesca che si alza lascia il suo pacco di giornali.
Un altro furgone arriva a scaricare altri giornali forse riviste, ripartono e nel silenzio assoluto il rombo di questi motori sono amplificati al massimo.
Passa una famiglia di quattro persone, forse si godono una passeggiata sul bagnasciuga prima che venga invasa dai bagnanti.
Due pescatori con le canne in mano attraversano la passerella per guadagnare il posto migliore sull’isolotto che si trova al fondo ma qualcuno li ha già preceduti. Resteranno tutta la mattina, con le loro attrezzature migliori e le ultime esche comprate al negozio di “Caccia e pesca” con la speranza di agguantare qualche pesce.
Due cocorite, dentro una gabbia appesa al balcone di fianco iniziano il loro chiacchiericcio, sono variopinti e per un attimo attirano la mia attenzione.
Più tardi è un andirivieni di mariti che vengono a conquistare un posto sul pezzo di spiaggia libera piantando l’ombrellone e preparando le sdraio per le mogli o anche per loro. Ci si prepara a trascorrere una giornata al sole.
Paolo è sceso giù a portare il cane poco più giù nel viale dove in un apposito piccolo ritaglio lungo la ferrovia, anche loro possono fare i loro comodi.
Io vado giù a sedermi su una sdraio che gentilmente la padrona dello stabilimento di sotto mi mette in riva al mare. Passo prima a prendere un caffè e fare due parole con loro. Ho bisogno di rilassarmi, di dimenticare le preoccupazioni che al lunedì mi attendono in città ed allora mi tuffo nell’acqua perché quello per me è un momento di serenità, racconto al mare i miei dispiaceri e questi si attenuano a quel liquido tepore e mi infonde un po’ di speranza, mi ricarica per affrontare domani.
Mi porto un libro per avere un contegno visto che sono sola in mezzo a tanta gente che allegra schiamazza, grida con i bambini, sorridono, si scambiano opinioni sulla giornata e sui conoscenti assenti.
Non resto molto, non sono serena, scappo sopra tanto dal balcone posso guardare tutti e quel mare immenso mi ispira fiducia in quel domani che non ha pietà di me.
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