Scritto da © maria teresa morry - Sab, 28/09/2013 - 13:52
"La luce del crepuscolo non era ancora del tutto scomparsa e la luna si faceva sempre più chiara, così potevo vedere bene lo sconosciuto. Era avvolto in un mantello dal bavero di pelliccia e dalle fibbie di metallo che gli celavano in parte la figura: tuttavia notai che era di statura media , robusto di spalle, e che il viso, dai lineamenti duri e dalla fronte severa,aveva un colorito scuro. Gli occhi in quel momento pieni d'ira e le sopracciglia aggrottate tradivano un'indole violenta; non era più giovanissimo, ma non aveva ancora toccato la maturità: poteva avere trentacinque anni. Non mi incuteva paura, appena appena un po' di timidezza. Fosse stato un gentiluomo giovane e bello e dall'aspetto eroico, non avrei osato interrogarlo e offrirgli servigi che non chiedeva. Non avevo mai parlato ad un bel giovane, forse non ne avevo mai visto uno. Rendevo un teorico omaggio alla bellezza,alla eleganza, al fascino, alla galanteria, ma se avessi trovato tutte queste qualità incarnate in un uomo, d'istinto avrei saputo che non poteva simpatizzare con me, nè io con lui, e lo avrei sfuggito come si sfugge il fuoco, il lampo , e tutto ciò che è antipatico, anche se brillante.
Se quello sconosciuto mi avesse sorriso quando gli avevo rivolto la parola, se si fosse mostrato cortese e di buon umore, rifiutando le mie offerte, avrei continuato per la mia strada senza essere tentata di offrirgli nuovamente aiuto, ma il malumore, la sgarberia del cavaliere mi mettevano a mio agio, e quando egli mi fece cenno di andarmene, rimasi dove ero e dissi : " Ma signore, non posso abbandonarla a quest'ora e in luogo così isolato prima di aver visto se può rimontare a cavallo!" A queste parole si voltò; era la prima volta che posava gli occhi su di me. "Mi sembra che anche lei a quest'ora dovrebbe essere a casa - mi rispose- se abita da queste parti..."
Da Jane Eyre di Charlotte Bronte, trad. Giuliana Pozzo Galeazzi, Classici BUR 1996.
Nel panorama del romanzo dell' Ottocento, appare l'inglese Charlotte Bronte. Il suo romanzo è notissimo e all' epoca in cui fu pubblicato (1847) turbò effettivamente il pubblico. In molti credettero che l'autore fosse un uomo, per l'immediatezza e la franchezza con cui la protagonista si esprimeva, rispetto ai canoni vittoriani dei tempi che voleva la donna docile, mite, senza opinioni o desideri proprii. Jane Eyre, ragazza orfana e maltrattata, che esce da una educazione repressiva e dispotica, inizia in totale povertà il suo nuovo compito di istitutrice presso il ricco e misterioso signorotto Edward Rochester, appartenente ad una classe sociale irraggiungibile; è una giovane carica di passione e di ribellione. Siamo nel pieno del romanticismo inglese che ha anche nella donna la sua eroina. Dalla libertà di essere sé stesse e di esprimerre i proprii sentimenti, prenderà avvio quella emancipazione femminile che in Inghilterra si radicherà ben presto, nel secolo successivo. Jane incontra la prima volta Edward, quello che sarà l'uomo profondamente amato, quando questi è appena caduto da cavallo in una stradicciola isolata. Il pezzo, a mio parere, è molto interessante perchè nel momento in cui la Bronte descrive l' uomo, la protagonista femminile dà riscontro delle proprie sottili sensazioni. Se egli appare duro, incattivito, lei ci fa già comprendere di essere una donna decisa. Jane ci rivela che il malumore e la sgarberia del cavaliere la mettono a proprio agio, forse perchè nella sua giovane vita ha già conosciuto ruvidezza e pochezza d'affetti, e quindi "decide di restare". Lei che nemmmeno mai aveva visto un bel giovane! Il filo tra i due è già teso, la storia di passione inizia. Forse il romanzo vittoriano non è tra quelli più incisivi nell' Ottocento, ma per certe sue caratterizzazioni di ambienti sociali e personaggi, è ancora una interessante lettura. Ed infatti sulla sua trama sono stati prodotti in epoca recente due accurati film, uno nel 1996 di Zeffirelli (a mio parere il migliore,anche per scelta degli attori protagonisti) e uno del 2011 (di Cary Fukanaga, molto ricco nella scenografia e riproduzione dell'epoca).
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