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Tecniche di filatura

 
 
Una secchezza immutabile si raccoglie nella strada,
un rito semplice di setticemie svolazzanti, di coleotteri
gaudiosi, di fogli che urlano notizie marcite prima
di essere urlate.
Confluenze autunnali cedute per un soffio agli accidenti
del viale. E transenne con l’atmosfera di attenzione
a dove si mette il piede, così mi sfugge: «Che avrebbero fatto
se le foglie fossero state anime pesanti?»
Una foglia è una cassa toracica con alveoli a sbalzo,
pannelli solari, collettori pluviali. Eppure, senza capire
la gravità o il congegno di atterraggio, la foglia torna
al pianeta il volume occupato e muta lo spazio.
 
Hanno posto una barriera in quel punto: il destino
accomuna cadenze niente affatto improvvisate.
Il destino ha una timbrica di nacchere, di Vida breve,
poi svolazza come organza irrimediabile intorno a Salud,
che ha lasciato il sogno dove nega nuova luce,   
ma è sempre nacchere, nacchere rapidissime.
Un suono troppo veloce per ascoltarlo in anticipo.
La foglia cade perché il vecchio deve lasciare. L’ufficio
del ramo si svuota delle pratiche di scambio, le scrivanie
nel viale sono statue o panchine per tutti i caduti.
Nella caduta c’è un momento finale
nel quale battere la testa non attrae, per ciò tiriamo a noi
la terra come il fazzoletto di un mago. Talora appare
la prerogativa dei santi, così crediamo,
ma non è abbastanza.
Diventiamo multipli per restare universali.
Non muta lo spazio se non lasciamo il luogo,
però qualcuno qualcosa succede mentre ci liberiamo
come parte di fiori, insetti, o grezzo minerale
in una geologia sommersa da scarpe e stivali.
Dobbiamo passare la mano ad occhi chiusi, per fermare quel suono.
Fidarci del buio per attraversare la volta e starcene nudi
nel tempio stellato.
 
Tuttavia, occorre l’operato più freddo, il succo di gennaio
nel bicchiere di novembre, la mano della tramontana
che mescola le carte per liberare lo spazio nel viale
- non solo quel viale, ma solo quello spazio.
La foglia cade perché il vecchio deve lasciare.
 
Ohooo, i vecchi si tengono sulle panchine!
Si tenevano i piccioli al legno stagionato!
Ci teniamo ad ogni cosa ben piantata
quando la quotidianeità è al filo di lana.
 
 
 

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