Scritto da © ferdigiordano - Sab, 31/08/2013 - 14:34
Sei, sette ore che il cappello era sul busto. Cavour
con la faccia di bronzo e, sopra, Garibaldi dipinto
a Calatafimi con chissà quante ombre rosse pronte
a cadere: autunno di guerra a primavera inoltrata,
ironia della morte! Proprio come dice Ghiannis
delle cose elementari: “Se la morte c’è sempre,
è la seconda. / La libertà sempre è la prima.” (*)
Tra il pensiero e l’azione, il cappello aveva paura.
Versato da un lato, le tese curve e il mio pilota accelerava
da un punto del petto che sussurrava: “Adesso vai”.
La prima, la seconda, entrambe susseguenti a te, mi dicevo.
Mosse come alghe sotto una chiglia fluente,
da qualche parte, le mani erano giunte.
Tre ambienti sono pieni di mani: questa casa, la terra
vista dalla luna e un cappello pusillanime. Li abito
con la dovizia di doverli lasciare. Così alle mani
mancheranno i conforti.
Non chiedermi cosa
siano i conforti: vissuti per altri, esausti come dottori
in trincea, ne ho ricevuti tre: questa casa, la terra vista
dalla luna e un cappello pusillanime.
“In modo maldestro, con ago grosso, con filo grosso,
si attacca i bottoni della giacca. Parla da solo.”(*)
(*) Le cose elementari - Ghiannis Ritsos (trad. Nicola Crocetti) – Ed. RCS
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