Scritto da © Aurora - Sab, 06/07/2013 - 05:42
Un campo in terra rossa,
una leggera brezza,
l’ideale per chi
vuol giocare a tennis.
Primi palleggi,
qualche passo
e una pentola di fagioli
comincia a borbottare:
“più in centro, un passo indietro,
a destra, due passi avanti,
allunga il rovescio,
è tua .. più in centro,
allunga il braccio,
era tua, un po’ più in là,
più al centro, ecc .”.
Le palle toccano terra,
ruzzolano fra le righe bianche
e quasi si nascondano
in un angolo,
forse per non più soffrire
o per prendere una boccata
di respiro.
E la pentola continua
il suo borbottio:
“allunga il passo, un po’
più di forza,
non si fanno male le palline,
non accarezzarle,
più impegno … più grinta,
a destra, due passi avanti,
due passi indietro,
a sinistra …”.
Guardo l’orologio,
mezz’ora è già andata,
ancora un po’
mentre il borbottio continua.
Sorrido fra me:
e come posso giocare
fra una critica e l’altra,
so di essere una schiappa e …
continuo a prendere farfalle.
Male non mi fa,
cammino al suono
di un borbottio
e sorrido al remake
mentre quattro polli
stanno a guardare.
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