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Era come se ad un certo punto qualcosa fosse appassito nel cielo ...

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Anna Marchesini, Di mercoledì, romanzo, pagg. 206
circa, Rizzoli Editore, anno 2012, prezzo: €17,00
 
 
Di mercoledì: un affresco di vita quotidiana all'insegna del dolce scoprire, della fragorosa risata, del dolore introspettivo, del buffonesco. Figure altamente plasmate, concrete, talvolta trasfigurate ed esasperatamente sconfinanti nel grottesco (si veda, ad esempio, l'inizio del capitolo 7, nonché ultimo capitolo del libro, pgg. 187- 188: “c'era la nonna Elide una vecchina di novantatré anni … siccome era sorda non capiva niente di quello che le dicevano di fare; … il principe … che si era spaccato l'osso del collo dopo un tuffo da uno scoglio … il signor Giuseppe un ex infartuato così grosso che ci volevano due fisioterapisti per muoverlo e due donne uscite da un ictus …”), strane figure spassionatamente emblematiche, volti dalla flemma flebile e ricolma di baldanza al contempo. Esso è un romanzo altamente simbolico sotto il profilo della ψυχή umana tutta, un sottile incantesimo che avvolge il senso più profondamente e prosaicamente accattivante di questa storia; coglierne appieno la valenza più propriamente carnale o misticamente reale non è affatto semplice; in tal caso, è sufficiente seguirne quel filone di genuinità e simultaneità di sentimenti, quali sono pienamente e (in)consapevolmente espressi, in tutta la loro interezza, in tutta la loro gaiezza e turpitudine d'animo, tramite un cosiddetto linguaggio climatico, in una continua, perpetua, seppur lastricata ed intricata, valenza e concatenazione ascendente-discendente, e viceversa, in un continuo climax di termini mutuati dal contesto ed ambito meramente e psicologicamente reali, in nome di una quotidianità pur sempre stravolta, lastricata da esimi e più che comprensibili sensi di ansia, di colpa, e di costante, seppur labile e morbosa, tensione verso il Tutto e l'Impossibile. Un ricettacolo di Vite, Desideri, Esistenze proprie ed altrui, in un avvicendarsi di Storie di Individui simili ma diversi, un accordarsi di 'esistenze miopi degli altri'.
La signorina Else, una spilungona dai folti e lunghi boccoli castano-dorati, giovane dall'aria
trasandata assai, si reca presso lo studio psichiatrico di una distinta Dottoressa psicoterapeuta di origini spagnole, residente al quinto piano di un vecchio palazzo, Interno 10 del medesimo; donna pronta ad accogliere le vite altrui e capace di porsi discretamente all'ascolto di esse, costei riceve la giovane donna, quest'ultima in preda, si potrebbe dire, ad ansie talvolta irrazionali (in quanto incontrollabili, dunque a ragione giustificabili certe circostanze ansiogene e di panico latente, che richiedono perciò l'ausilio ed il sostegno di gente perita in merito a ciò); una situazione sfuggente, fuori controllo, costringente a trovare una forza celata in noi, in certe situazioni introvabile in quell'esatto momento in cui tanto viene anelata, così la signorina Else si ritrova fra cap'e collo in circostanziali momenti di smarrimento, imbarazzo generale, imbarazzanti silenzi che si risolvono inesorabilmente in un rassicurante 'La ringrazio...per il Suo silenzio' della psicoterapeuta medesima. Un antico male si svolge tra le membra sofferte di Else, una lacerante ferita inferta tempo addietro alla sua Oasi di Amore e di Serenità domestica e familiarmente idilliaca: una sorda morte, indiscretamente insidiatasi tra le mura della sua casa, si è trascinata via la madre di colei la quale, ogni santo mercoledì (ecco spiegato il leit-motiv di questa storia), si protende verso quella sfera dinamicamente e fenomenicamente intesa come la dimensione prosaicamente idealizzata per eccellenza: la sfera psicologica dell'Io mentale e subconscio.
'Cos'era accaduto? Era come se ad un certo punto qualcosa fosse appassito nel cielo': un piccolo fiorellino si è rattrappito, seccato, bruciato, ha perso la speranza, e quella distinta signora dal nome così esotico e stravagante, sì, in lei si cela e si svela ad Else una nuova forza propugnante sicurezza, una folgore (ri)assestante, una cintola da troppo tempo ormai allentata, un cerchio che si stringe pian piano, tempo al tempo; dichiarare tutta sé stessa, mettere a nudo la propria psiche, affidarsi alle mani ed alla mente di un estraneo capace di ascoltare le problematiche, congiungerne le implicazioni derivate ed aiutare l'elemento nella costruzione di una seconda anima, in una fase di delicato transito, trascendentale, di un'anima e di un corpo. A irrompere casualmente nella vita di Else ci pensa Zelda, irruente donna dai mille volti, stravagante, anch'ella distinta assai nella sua 'stranezza', si potrebbe dire costretta dal marito a recarsi da uno psicoterapeuta, questi coniuge della Dottoressa di Else stessa; Zelda è di per sé una donna pura, depressa (secondo il punto di vista del marito Genesio), eclettica, incapace ancora di trovare se stessa e la sua verità personale, una donna con una precoce sensibilità per la Natura, unica ἀλήθεια ritrovata dell'animo candido della medesima. Una figura estremamente interessante e notevole, quella di Zelda, fortemente passionale, talvolta quasi sconfinante nel grottesco e nel buffo, a mo' di una di cotali certe figure tipiche della Commedia dell'Arte. Se si potesse o quantunque si volesse dare una descrizione distinta di ciascuna di queste donne-personaggio, per quanto ci si sforzi, risulta quasi impossibile riuscire nell'intento: in quanto tutt'e tre queste immagini individuali (Else, Zelda e poi Maria) presentano un carisma, unico nel suo genere, capace di infondere i più svariati e stratificati, nella loro singolar intensità, sentimenti e impressioni nell'animo di ciascuno.
Tre donne, così diverse, un unico destino: questi gli ingredienti base de Di mercoledì, che
accomunano Else, Zelda, Maria, in una sorta di legame solidamente filiale e solidale che si spinge sino al limine dell'anima e dell'ὤν umano.
Una natura negletta e straziante, quella di Maria, sofferta, travagliata e fortemente malinconica al contempo.
Una partita a scacchi con la Morte, in bilico tra la Vita e la Morte, quest'ultime Mondi diversi, divelti e paralleli, che sfrondano qualsivoglia dimensione parallela ad essi.
Altro tratto distintivo ed elemento cardine e di coesione delle tematiche trattate, consiste in un proficuo senso musicale del linguaggio usufruito per il testo qui preso in esame, una sorta di Collegiata Musicale delle Anime, capace di brulicare e radicarsi, infittirsi nelle viscere più
profonde dell'animo umano. Musica e ψυχή intellettuale si fondono assieme, in un continuo gioco di sottigliezze e di contraddizioni, in un continuo infittirsi di radenti motivi chiaro-scurali eccelsi ed a dir poco sublimi e trascendentali.
Strade impervie e parallele congiungono, in questo girone di consapevolezze-inconsapevolezze, le vite dei singoli personaggi di quest'appassionante romanzo, incentrato senza dubbio su quella che viene considerata la figura-chiave del Tutto, il perno simbolico ed il suggello cardine del Mondo e di un Io sconfinato, labile, in questo costante continuum e spirito di consapevolezza-inconsapevolezza: l'uomo e la sua facoltà di vivere, di amare la vita, di scegliere e di decidere per sé e per gli altri, in un'incontrastata dicotomia ἀλήθεια/оὐκ ἀλήθεια personale, la sua capacità a dir poco latente, in casi fortuiti, di esistere, di stare, di far fronte alle proprie avverse problematiche interiori, di farsi probo al cospetto del Tempio della Morte. Uno sguardo introspettivo al mondo esterno, circostante, ed un instancabile senso di volubilità e quasi vacuità di certi esseri sparpagliati nel racconto pervadono il senso più puro ed innocente di quest'ultimo, τόπος e luogo comune dell'anima e della fantasia creatrice dell'entità umana. Una sintesi ponderata di sentimento, crisi, comunanza e filialità d'animi soli, abbandonati, e la Marchesini tratta di tali tematiche in modo drammaticamente sarcastico e conclusivo, con una semplicità e spontaneità d'animo tale ed un così forte senso di intimità cerimoniale, sobria, degna di questo romanzo che un accanito 'mangiatore di libri' si accinge a leggere. Per chi ha voglia di emozionarsi, commuoversi, pagina dopo pagina, questo libro assorbe e raccoglie in sé infiniti segreti di malattia, dolore, sofferenza, non senza quel non so che di voluttà, presenza e gioia di vivere, del vivere quotidiano, di quella che, provvidenzialmente, si prostra e si svela come il più intimo punto di forza celatosi in qualsivoglia entità individuale ed umana: la voglia di libertà; la voglia di ritrovarsi, la voglia di affermazione individuale, di sé. Una sublime e sottile έκφρασις a tutto tondo di comportamenti, attitudini e di più stratificate sensibilità umane ascose nell'empito più fragile e nascosto del subconscio spirituale e minimale.
 
 
 
 
 
 

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