Scritto da © maria teresa morry - Lun, 27/05/2013 - 09:48
Il sole ci manca, questa stagione così stentata in cui i primi fiori appena spuntati paiono voler ritrovare la strada di casa, sperando di ricacciarsi dentro la terra o rientrare nel ramo, in attesa di un raggio, di un tepore che li convinca a distendere i petali. Invece il sole rimane oltre nubi spesse e piovose che si rincorrono continuamente, a dirci quanta agitazione ci sia in cielo, a grandi altezze, dimensioni a noi sconosciute. Se esso appare, un vento furioso ne ruba il calore e lo disperde. A noi non resta che stringerci nelle giacche, infilarci maglioni di lana, perdere il buon umore. Ricordo momenti in cui il sole ha creato un quadro, un ritratto, un momento irripetibile. Lo ricordo in Scozia, filtrare tra nembi corrucciati e neri, gonfi come ventri bovini, apparire simile ad una lama e cadere a capofitto,nel fiordo. Trapassarlo. L’acqua che sino allora era grigio metallo,con onde brevi e rapide, una fitta crinolina in movimento, traeva e trasformava da sé un azzurro profondo, diventava quasi ospitale, prendeva forza il colore e vedevo all’improvviso dei grossi salmoni saltare. Spiccavano salti ed inventavano parabole, prima di ripiombare in mare.Un’esultanza dei pesci coinvolti dalla profondità.
E’ nei paesi freddi che si comprende cosa davvero significhi la presenza del sole, la sua capacità di creare persino profumi cosiccome, la sua assenza, li fa ristagnare. In montagna, in Engadina, in Val Tuoi, dominata dal Piz Buin, all’apparire del sole gli alti pascoli paiono aprirsi come stoffe, le tele sciolte sul bancone di un sarto.L’acqua del torrente Tuoi serpeggia scricchiolando cristalli, mentre quella stessa acqua, nella tinta spenta del primo mattino, pareva latte. Ma al sole tutto diventa verde smeraldo, un velluto strappato qua e là da ciuffi di cardi , rosso violacei o conficcato di forti eriche che prima, nell’opaca luce, nemmeno si potevano scorgere. Al sole escono le marmotte che si richiamano l’un l’altra con lunghi fischi. Ricordo come,durante un pasto al sacco, sotto il sole di mezzogiorno che ci aveva fatto sudare nella faticosa arrampicata, una marmotta apparve e mi rubò un uovo sodo, appoggiato ad un masso, fuggendo rapidissima.
Pure la città, al sole, appare desiderosa di vita e nel primo pomeriggio il suo essere sonnacchiosa non è diverso dall’allungarsi del gatto. Dormire non dorme,la città, ma si rilassa. Il ronzio del tram sulla rotaia è quasi un senso di passeggio e lo scampanellio all’incrocio di via Carducci lo rende simile ad un giocattolo per bambini. Nei bar gli impiegati consumano panini e chiedono al barista quand’è che si decide a mettere i tavolini all’aperto. Hanno voglia di abbronzatura, gli impiegati ancora lontani dalle ferie.
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