Scritto da © Scintilla Elis - Ven, 26/04/2013 - 08:54
La rabbia accesa
lungo i cardini delle finestre
non scivola come la pioggia
e neanche si asciuga col sole
esclusa persino dal consumo del vento
non se ne va - come questo forte mal di testa
che nasce in gola e mi scoppia nelle tempie
una mina sotterrata che non si vede
ma resta, fra due cuscini come fra due sassi.
Una vittoria sul tempo - reprimo l'ordine - e sono ancora qui
investita da un piano ad induzione, da foglietti di carta a quadretti
dove l'incomprensibile sta ben scritto di rosso
non blu, rosso, come i petali di quei fiori a cui servono settimane
per aprirsi. Senza nessun effetto personale, scordo anche il respiro
e ascolto una voce che mi ripete di ritagliare uno spazio dove piangere l'eccesso e
perdere il peso dei ricordi, lasciarmi andare - esclusa -
come la crema della mia rabbia, su una punta tonda dove si adagia la lingua
per portarla via.
L'interpretazione non è abbastanza se in fondo non c'è orizzonte
o almeno lo strazio di un saluto, dove un un pesce
può morire affogato, e un padre, prima di andarsene
stringe la mano sulla spalla del figlio.
Dimentico il viso, le parole. I complimenti che degradano l'ego
eppure mi sorprende l'indelebile, nello stesso mondo dove tutto sparisce
e resta solo quello che è-
lungo i cardini delle finestre
non scivola come la pioggia
e neanche si asciuga col sole
esclusa persino dal consumo del vento
non se ne va - come questo forte mal di testa
che nasce in gola e mi scoppia nelle tempie
una mina sotterrata che non si vede
ma resta, fra due cuscini come fra due sassi.
Una vittoria sul tempo - reprimo l'ordine - e sono ancora qui
investita da un piano ad induzione, da foglietti di carta a quadretti
dove l'incomprensibile sta ben scritto di rosso
non blu, rosso, come i petali di quei fiori a cui servono settimane
per aprirsi. Senza nessun effetto personale, scordo anche il respiro
e ascolto una voce che mi ripete di ritagliare uno spazio dove piangere l'eccesso e
perdere il peso dei ricordi, lasciarmi andare - esclusa -
come la crema della mia rabbia, su una punta tonda dove si adagia la lingua
per portarla via.
L'interpretazione non è abbastanza se in fondo non c'è orizzonte
o almeno lo strazio di un saluto, dove un un pesce
può morire affogato, e un padre, prima di andarsene
stringe la mano sulla spalla del figlio.
Dimentico il viso, le parole. I complimenti che degradano l'ego
eppure mi sorprende l'indelebile, nello stesso mondo dove tutto sparisce
e resta solo quello che è-
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