Scritto da © Antonio Cristof... - Gio, 11/04/2013 - 06:36
IL DIAVOLO DIMENTICATO - terza parte -
Racconto tratto dalla mia raccolta "Ad occhi aperti"
3^ parte
Quando entrarono nella chiesetta del paesello, Russo non poté fare a meno di notare la reazione di angoscia e di sgomento che ebbe Michele. Il giovane cominciò a barcollare, come se il pavimento gli ballasse sotto i piedi. Sudava, mentre con occhi strabuzzati mirava statue di santi che, a malapena rischiarate, sembravano terribili assassini pronti a colpire. Nel delirio, gli parve addirittura che Sant’Antonio si levasse dal capo la sua aureola di ferro e la brandisse minacciosamente contro di lui, e che la testa di San Giovanni sghignazzasse dal suo piatto dorato. Russo sorresse Michele trascinandolo fin nella sacrestia, dove lo fece sedere su una panca. Il silenzio governava dappertutto, confortato da un intenso odore di incenso e dal sottile crepitio dei ceri che bruciavano lentamente. Poco dopo fece la sua apparizione sulla soglia padre Pelezani. Era un prete non più giovane, dall’ aspetto appesantito da un’incipiente malattia polmonare; il suo volto era corrucciato in rughe naturali che, probabilmente, da tempo, non si distendevano in un sorriso; la sua voce era sottile, pacata, suadente, e i suoi modi: cortesi e convincenti. Il suo sguardo s’incrociò subito con quello di Michele:
- Chi sei? - gli chiese.
Ed il giovane per tutta risposta, con voce roca ed un tono chiaramente non suo:
- Fatti i cazzi tuoi!-
Il prete, senza mai distogliergli lo sguardo da dosso, si sedette e, sorreggendosi con le mani sulle ginocchia, disse: - Il demonio va in giro per il mondo come un leone ruggente, cercando le anime da divorare. Egli è sempre in agguato ed occorre sempre stare in guardia. Tutta l’intera storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo e destinata a durare fino all’ultimo giorno.- Poi, alzandosi: - Nel nome del Signore, dimmi chi sei?-. Anche Michele si alzò, lentamente, poi salì in piedi sulla panca e cominciò a declamare: - “E’ vero che io mi presento a voi come uno sconosciuto, ma se non erro, come lontano parente” [1] “Udrai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, che la seconda morte ciascun grida”[2] - . Mentre declamava allargò le braccia e, come se un filo invisibile lo tirasse su, cominciò a levitare in aria, fin, quasi, a toccare il soffitto con la testa. Poi, guardando verso il basso, disse con voce, improvvisamente dolce e cristallina, quasi femminea: - Sono Phoenix, Marchese e Signore della letteratura e della poesia. Andate a farvi fottere tutti e due! –
- Vai a farti fottere tu, essere immondo generato dal ventre di Lilith con il seme libertino ed adultero di Adamo! - urlò il prete. Ciò detto, quasi di colpo, Michele ricadde sfinito sulla panca e fu soccorso dal dottor Russo. Il religioso decise di praticare un esorcismo per liberare il giovane dalla possessione diabolica e, per questo, si recò più volte, nell’arco di tre mesi, nel manicomio di Nocera inferiore.
Le Sacre Scritture affermavano che gli Angeli del Signore erano “diecimila volte centomila”, e i diavoli, secondo astrusi e complessi calcoli, erano stimati altrettanto numerosi: - Il mondo è pieno di demoni, essi imperversano a milioni…- commentava padre Pelizeri: - Sono feroci e sanguinari. Ogni tipo di orrore si consuma su vittime innocenti ed inermi. Fatti terribili accadono in ogni parte di questo nostro pianeta. Non è, forse, vero che se una mamma ammazza il proprio figlioletto, essa è invasa da Satana? E non è forse vero che se una giovinetta massacra a coltellate madre e fratellino, pur’essa è posseduta dal demonio? L’ingannatore supremo ha i suoi apostoli che operano, nella società postmoderna, ogni genere di ritualità blasfema e tenebrosa, nei recessi bui delle più vertiginose profondità della via luciferina. Costoro sono i “Santi di Satana”, il cui destino è il tormento infinito nel silenzio di Dio. E Phoenix è uno di loro, ma non il peggiore! -.
Una sera di fine estate, il prete si recò, così com’era solito fare da un po’ di tempo, al “Vittorio Emanuele II”. Tutti i degenti erano già a dormire nelle loro stanze, meno uno: un vecchio che sembrava attenderlo sulla soglia della sua camera, in fondo al corridoio, proprio di fronte a quella di Michele. Egli seguì con lo sguardo il prete, finchè questi non gli fu vicino, tanto da potergli afferrare un lembo della tonaca e, trattenendolo, esclamare: - Lo so, lo so che ci vai a fare tu lì dentro. Ti prego, uomo santo, dopo che avrai mandato via quello, scaccia anche questo che ho di qua. Ce n’è uno che ho chiuso in un cassetto, e fa un casino! Ma io non lo lascio uscire mica! E lui si sbatte, ed il cassetto si muove, e tutto il tavolino traballa avanti e indietro. –
- Non devi credere di essere vessato dal diavolo, figlio mio, Tu soffri per altri motivi…- rispose il prete.
- E quali? No, io sento la sua voce durante la notte, vien fuori dal cassetto. Mi fa fare sogni terribili, ed è tale la sua forza che anche quando sono sveglio, continua a tormentarmi. Oh, che male ho alla testa! -.
- Ecco, figliolo, vai a riposare…-
- E il cassetto? -
- E’ semplice! Non l’aprire mai! -
E’ vero! Già, non ci avevo pensato. Non l’apro mai, non l’apro mai! – e così, ridendo, il vecchio, tutto contento, chiuse la porta, mentre il prete entrò in camera di Michele che lo stava aspettando, insieme al dottor Russo.
Il giovane era diventato anoressico, non toccava quasi più cibo. Il corpo, magrissimo, lasciava intravedere, attraverso la pelle, l’intera struttura scheletrica, la schiena gli sanguinava sempre, come un penitente col silicio. Gli avevano rasato interamente i capelli, e, nel volto scavato dai segni di un’immane sofferenza, gli occhi sembravano più grandi e il naso più lungo. Il prete fece sdraiare Michele sulla brandina, e, mentre il medico andò ad appoggiarsi ad un muro della stanza, egli si sedette su uno scanno a lato del letto, inforcò un paio di occhiali, poi estrasse da un borsello una stola viola, una bottiglina con dell’acqua santa ed un libricino nero, foderato in pelle, non più di un centinaio di pagine: il “De exorcismus et suipplicationibus quisbusdam”[3].
- Chi sei?- chiese al giovane, e questi:- Sono Michele …Michele Savino..-
- Lui dov’è?-
- Non so…-
- Calunniatore! Accusatore! Tu sei privo di qualsiasi valore! Principe di un mondo di menzogne!- urlò il prete, che aprì il flaconcino e rovesciò una parte dell’acqua benedetta sul corpo del giovane. Questi, prima gridò di dolore, poi cominciò a contorcersi, ed infine, a vomitare.
- Perché ti nascondi nel corpo di questa creatura di Dio?- incalzò ancora padre Pelezani. Gli spasmi cessarono e Michele, sia pure a fatica, si sedette in mezzo al letto, poi guardò il prete e sorrise: - Io dispongo delle ricchezze del mondo…- disse il demonio che aveva dentro: - Oro, sesso e potere. Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai!-. Il sacerdote cominciò a recitare il “Pater noster”, ed il demonio incalzava:
- Mi sono insinuato negli impulsi di volontà di questa creatura fragile, nelle sue motivazioni, nelle sue idee, come migliaia e più diavoli stanno facendo dietro le quinte degli eventi esteriori con altre creature. E’ opera nostra lo sfacelo che oggi regna nel mondo: il crollo di tutti i valori, l’imperversare della violenza, l’immoralità, la malvagità, insomma, la morte di Dio nella vostra esistenza.-
Poi prese a declamare:
- “Ma, infine, che cos’è questo moto dell’animo? E’ il peccato! E’ un riso, quasi un pizzicorino al cuore per ingannare coloro che sono ben lungi dall’aspettarselo”.[4]-.
Il prete aprì il libricino e cominciò a leggere: - Misericordia del mio Dio, abbracciateci e liberateci da questo flagello; segnateci col sangue dell’Agnello Immacolato come segnaste le case del vostro popolo. Dio salvateci, che non si è mai udito, dacché il mondo è mondo, che da voi sia stato rigettato ed abbandonato alcuno il quale implori i vostri favori. Ed ora io vi supplico di bandire dal corpo di questo giovane, la bestia immonda! VADE RETRO SATANA! NOS SIGNO CRUCIS ARMASTI! [5] -. E ripetendo continuamente “Ecce signo crucis, ecce signo crucis” versò quasi tutta l’acqua santa sul corpo di Michele. Il giovane, dopo essersi contorto varie volte, trovò, finalmente, pace e sprofondò nel sonno, evidenziando sul volto i tratti di un’insperata, ritrovata serenità. Come per incanto, le piaghe dietro la schiena scomparirono e con loro l’immagine del corvo nero.
[1] Dal “Faust” di Wolfang Goethe
[2] Dante – Divina Commedia: Inferno
[3] “Di ogni genere di esorcismi e suppliche”. Il prete esorcista, autorizzato dal Vescovo, si serve di questo libro per scacciare il demonio.
[4] “Solidarietà nel male” – Sant’Agostino - “Le confessioni”
[5] “Vai via Satana! Noi portiamo il segno della croce!”.
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