Scritto da © giuliano leandro loy - Sab, 06/04/2013 - 17:28
Accarezzo nel mio ricordo, i tuoi volatili pensieri/
Quel tuo volto ancorato e sprofondato nelle tue speranze giovanili/
La ribellione naturale, nei tuoi folti capelli/
Lo sguardo perduto nell'immaginazione tua interiorizzante /
Iridi grandi, le tue, d'inondata timidezza/
Occhi riflessivi, di penetrante insaziabilità/
Quella smorfia impercettibile ... nelle tue mute labbra/
E quel tuo bel sorriso spalancato e fiducioso ... verso una tua probabilità di esistente/
Che soltanto brandelli di carne di consumo, ne siamo considerati noi tutti ... figlio mio/
Dove nell'animo mio fin troppo diroccato, disilluso, dal decorso mistificato della storia/
E dal tempo mio, e quello nostro ... che ce ne rimane/
Scorgo dell'umana ignavia ... la saccente intellettualità/
E ... detriti sotto detriti, e macerie sopra macerie, e di parole vuote dentro iridi disumanizzate /
E donde, ne ricade in tutti noi che tentiamo d'esser vita/
La loro putrescente e avida eresia/
Lacero e oltraggiato è il sogno nostro, uomo/
Le stesse nostre carni d'insieme ai nostri sensi lacerate/
Sono immonde presenze ... che strisciano, affabulandone le masse d'ignoranti e creduloni/
Parlano, ciarlano d'amore ... camuffandosi da grandi "Salvatori"/
Della mera idiozia di questo nostro mondo, non possiamo farci nulla/
Dobbiamo lottare e perirne, come esseri umani almeno ... dignitosi /
Siamo noi i filosofi e i poeti impotenti, accovacciati in fetale posizione/
Ciascuno dentro un proprio anelito di sogno/
Nel rispetto altrui e per ogni essere vivente/
Ciascuno di noi a morirne per un etico ideale, e per un uomo nuovo coscienzioso: globale/
Per farvi passare alcuni momenti di lieto paesaggio terrestre.