Un giorno della mia vita (A day in my life) | Prosa e racconti | Angelo Arsetta | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Un giorno della mia vita (A day in my life)

Stamane mi sono svegliato come spesso accade in questo periodo alle sei, ma contrariamente alle altre giornate, fuori non era chiarissimo. Ho buttato fuori dalla finestra un’occhiata e una fitta nebbia incombeva. Nebbia di luglio. Super afa sicura. Mi sono rannicchiato nel lettino e, come mi succede alcune volte, ho rincorso il sogno che avevo appena fatto: giovane in un campo di tennis con la solita “avversaria” che non riesco a capire chi è.
Però ha preso il sopravvento la realtà e ho cominciato a rimuginare nel mio cervello tutti i tristi pensieri che non vogliono più andarsene. Anzi si abbarbicano sempre di più. Come un filo d’erba nella roccia.
Nel bel mezzo della III età ni sento infelice e deluso. Certamente nel 2003 quando presi la decisione di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro più o meno gratificante, non mi passava minimamente per la testa che passati neanche dieci anni, mi sarei trovato in questa situazione.
Avevo “barattato” il pensionamento per far entrare in Azienda Francesco, mio figlio, anche se lui era riluttante perché non voleva essere chiamato. “quello lì, il figlio di …” Era molto orgoglioso e cercava di farsi da solo. Ma già allora trovare un buon posto anche con una laurea non era facile. Quindi si “piegò” ai voleri miei e di sua madre. Io potevo lavorare tranquillamente per alcuni anni ancora. Probabilmente sarei stato gratificato con la Dirigenza, ma per un figlio si fa questo ed altro. Barbara che era ed è più estroversa si era diciamo “sistemata” da sola e pensava di lasciare il nido alla ricerca di non si sa che cosa.. Cosa che poi fece in armonia del suo “spirito libero” e del suo “sano egoismo”.
Tutto allora filava abbastanza tranquillamente. La pensione era buona. La liquidazione pure. Si prospettava una “vecchiaia” tranquilla e serena. Francesco si stava adattando al nuovo lavoro. Chissà prima o dopo sarebbero arrivati anche dei nipotini. Insomma una classica vita senza acuti ma anche senza dolori.
Ma tutto fini tra il pomeriggio del sette marzo e la prima mattinata dell’otto. In diciotto ore una leucemia improvvisa se lo è portato via in cielo. Come possono succedere queste cose? Un incidente stradale può essere anche catalogato nell’indice naturale delle cose, ma una leucemia così tremenda come può capitare ad un ragazzo pieno di vita, solare, buono come il pane?
Aveva si una piccola febbricola ogni tanto ma il medico non gli fece mai fare un esame in quei 30/40 giorni nei quali non stava bene. E poi era uno che non si lagnava mai. Poteva essere salvato? Chi lo sa. So solo che niente è stato fatto per farlo vivere. Ed io perché non mi sono accorto che qualcosa non quadrava in lui in quei giorni? Questo senso di colpa grandissimo mi ha preso e  convive con me giorno per giorno.
Da quel momento tutto è cambiato: modo di vita, perdita di amici e parenti (a nessuno piacciono le cose tristi), graduale perdita dei miei interessi: sport, musica, relazioni sociali. Chi mi vede tutto sommato vede il Nino di una volta: estroverso, polemico, brontolone, facile alle “amicizie” e basta femminili. Però io maschero con grande facilità e poi un aiuto viene dagli psicofarmaci. Ma come ha detto un medico io tengo tutto racchiuso nella mia anima in scatole ermetiche ma che potrebbero esplodere in ogni istante. Io devo essere forte per aiutare Aurora e Barbara che non riesce ad avere un suo equilibrio e anche metter ordine nella sua vita sentimentale.
Aurora vive in uno stato d’ansia continuo. Però tutto sommato ha degli hobbies che l’aiutano un poco durante la giornata: maglia e ricamo. Inoltre è diventata una poetessa ma a lei non interessa. E ha ragione anche se molti dicono che il gravissimo lutto le ha spalancato questa nuova via: lo scrivere. Ma a lei non interessa anzi …  questo “dono” non le sarebbe arrivato se Francesco non se ne fosse andato in Cielo. Quindi non c’è nessun confronto da fare. Un genitore vuole che un figlio viva oltre la sua propria vita. E basta.
La sua ansia è continua e aumenta con il passar del girono toccando i vertici nella notte dove , purtroppo non riesce mai ad avere un sonno ristoratore: pensa sempre  al figlio diventato Angelo, alla figlia che non ha voluto darci una mano restando con noi, a me che mi considera un marito appena discreto e nulla più. Poi la sua infanzia non è stata molto felice e il futuro le fa paura. Anzi ha paura di tutto. Quindi pensa continuamente che la cosa migliore è di andarsene.
Ed io in tutto questo bailamme sono sul border line. Terrò duro sino in fondo o la depressione che è in me mi vincerà completamente?
Come ho detto prima ho perso molti interessi. O meglio quasi tutti. Persino il calcio. Io che sono nato con una palla di stracci ai piedi. Il rugby altra grande mia passione, il tennis e l’atletica. Non guardo più niente. Passivamente alla sera, se non mi addormento, guardo le serie americane tipo NCIS, CSI o simili.
Molte conoscenze più o meno profonde ma  amici reali non ne ho quasi più. Qualche chiacchiera alla mattina da Giorgio, lo psicologo che vende giornali per il momento, dove incontro qualche coetaneo e si finisce sempre a parlare di calcio o di donne (dei tempi andati). Un messaggio od una telefonata ad una amica trevigiana.
Poi mi rifugio in internet. Ma mi sto allontanando anche da questo modo di comunicazione. La realtà è un’altra cosa anche se il “virtuale” qualcosa di buono mi ha dato. Due persone: una lontanissima, l’altra un po’ meno ascoltano con pazienza i miei crucci e sono molto disponibili.
Come ho detto praticamente non ho più amici. D’altronde l’amicizia è un sentimento forte. Più forte dell’amore che di solito si attenua e sparisce dopo i primi tre anni … Purtroppo sono stato toccato duramente anche in questo ultimamente. Io sono abituato a dare e un pochino anche a ricevere. Quindi ora dopo le “scottature” ricevute devo andare con i piedi di piombo perché oltretutto mi affeziono e poi la delusione mi fa star male. L’amicizia vera dovrebbe superare tutti gli ostacoli. Piccoli o seri. Ma non sempre è così Quindi ho pochissimi veri amici con cui potermi confidare, dividere le miei gioie (poche) e dolori (tanti). E le mie giornate sono tremendamente tristi e i pensieri sempre più neri. Onestamente ho anche due “ragazze”, erano tre sino a poco tempo fa ,che considero come “figlie”. Sono ovviamente al di sopra di un’amicizia. Ma hanno i loro problemi e non voglio sicuramente far pesare loro anche i miei.
Concludo con una nota di colore.
Stasera si giocherà la finale del campionato europeo di calcio tra Italia e Spagna. Come succede sempre ma solo in questi casi tutti diventano super tifosi pronti a scendere in strada e fare anche danni. Per poi dimenticare tutto il giorno dopo. Siamo italiani e non pensiamo alle cose serie. Basta battere la Germania in una partita di pallone per sentirci i più forti di tutti. Ma lo sport e la vita non son fatti solo di football. Viviamo in un periodo di “guerra”. Non si usano bombe, ma spread, finanza, ecc. ecc. La Germania avrà anche perso la partita di calcio ma sta tentando  di dominare l’Europa per la terza volta negli ultimi cent’anni. Questa è la verità.
Tristi pensieri finali di un “giovane” del 1940 che crede di aver capito la vita ma forse non ha capito niente e  che la vita stessa gli ha portato più gioie che dolori ….. Niente e così sia.
 
Treviso, lì 01 luglio 2012    ore 10.30
 

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