Scritto da © stellasenzacielo - Mer, 06/03/2013 - 18:42
Sei il gabbiano
dal canto che sa di silenzio
il residuo di un sogno
dai capelli di resina
una mosca incarcerata nella melassa
un ramo rachitico
incastrato nella maestosità di una quercia.
Il tuo fiato è nevischio
l'odore che sai è l'odore penetrante dell'inverno
svenevole e pregno di tutto
di qualcosa che continua a tornare
come un treno
un treno alle proprie fermate
inesorabile e macchinoso
sbuffi nell'avanzare
ti vedo sulla linea dell'orizzonte
ti sento spirare
è una vita che ti aspetto ormai
e le cose sembrano essersi voltate dall'altra parte.
Io continuo a correre
ma credo che la direzione sia opposta
è come se qualcuno mi tenesse appesa a un filo
sto fuggendo dalla città
cesellata dalle tue truculente legioni
mi libro per la valle
dove un tempo s'incendiarono i boschi
ora gli alberi mi offrono invece la loro protezione
paterni
mi ci rifugio attorno
mi ci nascondo
la verità è che non posso più sopportare
né la tua presenza
né la tua assenza
sei il mio incipit di vita
e il mio deficit di morte.
Tutto pare immobile
simile a una laguna stagna
perché non scagli il sasso
e lasci che si assista a questa disfatta generale
alla tua caduta
al tramonto che dolcemente mi conduce a casa?
Rovereto, 5 marzo 2013
Caterina Manfrini
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