Scritto da © ComPensAzione - Dom, 03/02/2013 - 16:52
Ho fatto dell'ironia la mia armatura
dove il sorriso sembra una minaccia
condisco di emozioni la scrittura
che penna e cuore intimamente abbraccia
Mestiere mio però non è poetare
- non che io pensi sia una attività sciocca -
di sogni e immagini, si, raccontare
ed inventarmi poi qualche filastrocca
In questo salotto di preziosità
mi sento come il brutto anatroccolo
ma lui era destinato a regalità
tra mille luci io, qui, non son che un moccolo
In sincerità sforzo io non faccio
nel costruire storie e sogni altrui
scrivo di getto, spesso po' a casaccio
racconti luminosi e a volte bui
Mi prende però la perplessità
che l'alimento dell'altrui scrittura
sia di gran lunga l'infelicità
o la commiserazione addirittura
Quasi che per poter comporre
debbano cuore e anima soffrire
i versi colmi di malinconiche zavorre
a cuore ed anima altrui poi aggredire
Consapevole son che il sentimento
che accende in noi la forte commozione
è più l'afflizione di un tormento
che la gioia di un'evoluzione
Mi lascio trascinare anch'io, lo ammetto
e soffoco spesso a morte l'ironia
l'indole burlona manometto
lasciando trasparire la poesia
M'incupisce però questa teoria
che l'arte vera sieda sull'altare
più del dolore che dell'allegria
quasi che ridere sia ci si debba vergognare
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