Scritto da © maria teresa morry - Mer, 16/01/2013 - 08:45
Il libro monologo, scritto in prima persona, " Tre cavalli" di Erri De Luca ( Feltrinelli 2010 ultima edizione) contiene una frase - posta ancor prima della premessa al testo- dell'intellettuale argentino, Mario Trejo. Una proposizione a mio parere, che apre a una vera riflessione e come tale ve la consegno : " Guai a quelli che non praticano la propria purezza con ferocia". E' una frase che mi ha posto interrogativi , soprattutto in riferimento a questi tempi, così inclini al pensiero comune e omologato, alla comodità di essere maggioranza nel sentire e nel pensare.Purezza intesa come? Autenticità e consapevolezza di sè? Rifiuto del compromesso e dell'equivoco anche intellettuale? Mi accorgo che è difficile giostrare questo sostantivo che è di per se stesso non inquinabile e si pone in toto nel suo significato. E come intendere il " praticare con ferocia"? come battaglia interiore instancabile oppure come capacità costante di contrapporsi? Preciso che Trejo nasce nel 1926, quindi è figlio di tempi buii e conosce il secolo della guerra e della folle dittatura argentina.La frase in sè mi atterrisce, per l'impegno sovrumano che pretende.
( "Castigo para los que no practìcan su pureza con ferocidad ").