tra le foglie, controtempo
ombre
le cime cadute, i resti di altari
fuori posto le stagioni
sulla via per l'orizzonte
si infliggono a tradimento nel petto
(dove il respiro non sa più temere
i passaggi di notte fonda)
fossi carne di rosa
morirei, chinandomi appena nel mio stesso pallore
(quanto può durare l'agonia al tramonto?)
ma appartengo alla maledizione della pietraviva
che si evolve a confine di ogni promessa
e nulla è più vero del dolore
dopo una frana
non si torna dal viaggio
dentro una vertigine di fuoco sui pendii
(non basteranno le mie monete di neve
per una stagione di minuscoli arcobaleni)
cento primavere e un violino antico
darei in cambio, se li avessi
per un solo giorno di maestrale in pieno viso
altrove, mi tenesse una pupilla a colmarmi di mare.
- Blog di Stefania Stravato
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