Scritto da © lascrivana - Sab, 08/12/2012 - 14:07
Scardinare lo scrigno della sua mente non era stato affatto facile!
Mi dovetti scomporre in tante micro particelle di me: fanciulla birichina, che
sostava sull'uscio di ogni toppa delle sue infinite porte.
Passavo dal brivido dell'orrore allo sguardo stupito e indignato, dal grido
della meraviglia a quello della costernazione : - Mai prevedibile, mai scontato-.
Piccina, piccina, nel buco della serratura delle sue porte chiuse sui mille
mondi differenti: osservavo il fluire lento delle ore.
Il tempo adagiato su foglie di alloro si lasciava trascinare dolcemente dal
dolce alito del vento.
Rapidamente, con un balzo quasi felino, mi ritrovai al suo fianco con i
capelli scompigliati dalla leggera brezza, lasciando il viso e il collo
esposto alle delicate carezze del vento.
Il tempo, suadente, si muoveva al mio fianco, biascicando parole
incomprensibili.
Giocherellava con le mie idee confuse, trafficando con finta mal destrezza tra
i bottoni della mia vergine ignoranza.
Poi lo vidi insinuarsi tra le pieghe chiuse del mio sapere, esplorando e
assaporando ogni sillaba di ingenua costernazione.
Il sibilare lento delle sue parole lasciava dietro di se una bava schiumosa e
densa come soffici nuvole.
Man mano che questa si scioglieva il liquido appiccicoso imbrattava tutti i
cunicoli della mia mente.
La conoscenza faceva capolino sollevando intorno a se mulinelli di fine
sabbia dorata.
Quel tempo era così instabile, machiavellico, intrigante, fantasioso,
brillante, sensuale e accattivante. Non fu solo la parte migliore che mi fece
vedere..
Fece un fischio al vento, e questi, obbedendo al suo comando, cambiò
direzione.
Arrivati davanti l'uscio della toppa di quella stanza io e il tempo scendemmo
dalla foglia di alloro, ed esso prese la sostanza delle nuvole, trasformandosi
in un corpo dalle stesse mie microscopiche dimensioni.
Afferrando la mia mano mi condusse attraverso le altre toppe delle mille
stanze chiuse.
Mi fece scalare le alte vette della crudele ignoranza, scivolare tra le spire
della viscida lingua del genio malefico.
Affondammo tra i solchi delle ferite putride e infette aspirando l'odore
marcio del pus e della cancrena.
Mi fece rotolare tra gli escrementi dello sciocco e dell'infame conservandone
a lungo il cattivo olezzo tra le narici dilatate.
Disgustata dallo scempio stringevo forte la sua mano incitandolo con
impazienza a lasciare al più presto quelle putride stanze.
Solo una breve sosta, ripassando da un'altra toppa, per farci impietrire il
viso dalla gelida brezza dell'indifferenza.
Per poi velocemente scivolare dentro il sacro fuoco della passione, che in un
batter d'occhio avrebbe sciolto i cristalli di ghiaccio che intrappolavano le
nostre emozioni.
Danzammo musiche tribali e ci unimmo alle preghiere delle diverse religioni.
Di tanto in tanto ci soffermavamo nelle mie stanze disadorne riponendo i
souvenir dei nostri percorsi.
Ora, che anche le mie stanze erano superbamente arredate, richiamai all'ordine
tutte le micro particelle scomposte di me, per indirizzarle verso una nuova
missione.
Mi dovetti scomporre in tante micro particelle di me: fanciulla birichina, che
sostava sull'uscio di ogni toppa delle sue infinite porte.
Passavo dal brivido dell'orrore allo sguardo stupito e indignato, dal grido
della meraviglia a quello della costernazione : - Mai prevedibile, mai scontato-.
Piccina, piccina, nel buco della serratura delle sue porte chiuse sui mille
mondi differenti: osservavo il fluire lento delle ore.
Il tempo adagiato su foglie di alloro si lasciava trascinare dolcemente dal
dolce alito del vento.
Rapidamente, con un balzo quasi felino, mi ritrovai al suo fianco con i
capelli scompigliati dalla leggera brezza, lasciando il viso e il collo
esposto alle delicate carezze del vento.
Il tempo, suadente, si muoveva al mio fianco, biascicando parole
incomprensibili.
Giocherellava con le mie idee confuse, trafficando con finta mal destrezza tra
i bottoni della mia vergine ignoranza.
Poi lo vidi insinuarsi tra le pieghe chiuse del mio sapere, esplorando e
assaporando ogni sillaba di ingenua costernazione.
Il sibilare lento delle sue parole lasciava dietro di se una bava schiumosa e
densa come soffici nuvole.
Man mano che questa si scioglieva il liquido appiccicoso imbrattava tutti i
cunicoli della mia mente.
La conoscenza faceva capolino sollevando intorno a se mulinelli di fine
sabbia dorata.
Quel tempo era così instabile, machiavellico, intrigante, fantasioso,
brillante, sensuale e accattivante. Non fu solo la parte migliore che mi fece
vedere..
Fece un fischio al vento, e questi, obbedendo al suo comando, cambiò
direzione.
Arrivati davanti l'uscio della toppa di quella stanza io e il tempo scendemmo
dalla foglia di alloro, ed esso prese la sostanza delle nuvole, trasformandosi
in un corpo dalle stesse mie microscopiche dimensioni.
Afferrando la mia mano mi condusse attraverso le altre toppe delle mille
stanze chiuse.
Mi fece scalare le alte vette della crudele ignoranza, scivolare tra le spire
della viscida lingua del genio malefico.
Affondammo tra i solchi delle ferite putride e infette aspirando l'odore
marcio del pus e della cancrena.
Mi fece rotolare tra gli escrementi dello sciocco e dell'infame conservandone
a lungo il cattivo olezzo tra le narici dilatate.
Disgustata dallo scempio stringevo forte la sua mano incitandolo con
impazienza a lasciare al più presto quelle putride stanze.
Solo una breve sosta, ripassando da un'altra toppa, per farci impietrire il
viso dalla gelida brezza dell'indifferenza.
Per poi velocemente scivolare dentro il sacro fuoco della passione, che in un
batter d'occhio avrebbe sciolto i cristalli di ghiaccio che intrappolavano le
nostre emozioni.
Danzammo musiche tribali e ci unimmo alle preghiere delle diverse religioni.
Di tanto in tanto ci soffermavamo nelle mie stanze disadorne riponendo i
souvenir dei nostri percorsi.
Ora, che anche le mie stanze erano superbamente arredate, richiamai all'ordine
tutte le micro particelle scomposte di me, per indirizzarle verso una nuova
missione.
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