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Il tempo

cielo luna donna
Scardinare lo scrigno della sua mente non era stato affatto facile!
Mi dovetti scomporre in tante micro particelle di me: fanciulla birichina, che 
sostava sull'uscio di ogni toppa delle sue infinite porte.
Passavo dal brivido dell'orrore allo sguardo stupito e indignato,  dal grido 
della meraviglia a quello della costernazione : - Mai prevedibile, mai scontato-.
Piccina, piccina, nel buco della serratura  delle sue porte chiuse sui mille 
mondi differenti: osservavo il fluire lento delle ore.
Il tempo adagiato su foglie di alloro si lasciava trascinare dolcemente dal 
dolce alito del vento.
Rapidamente, con un balzo quasi felino, mi ritrovai al suo fianco con i 
capelli scompigliati dalla leggera brezza,  lasciando il viso e il collo 
esposto alle delicate carezze del vento.
Il tempo, suadente, si muoveva al mio fianco, biascicando parole 
incomprensibili.
Giocherellava con le mie idee confuse, trafficando con finta mal destrezza tra 
i bottoni della mia vergine ignoranza.
Poi lo vidi insinuarsi tra le pieghe chiuse del mio sapere, esplorando e 
assaporando ogni sillaba di ingenua costernazione.
Il sibilare lento delle sue parole lasciava dietro di se una bava schiumosa e 
densa come soffici nuvole.
Man mano che questa si scioglieva il liquido appiccicoso imbrattava tutti i 
cunicoli della mia mente.
La conoscenza faceva capolino  sollevando intorno a se mulinelli di fine 
sabbia dorata.
Quel tempo era  così instabile, machiavellico, intrigante, fantasioso, 
brillante, sensuale e accattivante. Non fu solo la parte migliore che  mi fece 
vedere..
Fece un fischio al vento, e questi, obbedendo al suo comando, cambiò 
direzione.
Arrivati davanti l'uscio della toppa di quella stanza  io e il tempo scendemmo 
dalla foglia di alloro, ed esso prese la sostanza delle nuvole, trasformandosi 
in un corpo dalle stesse mie microscopiche dimensioni.
Afferrando la mia mano mi condusse attraverso le altre toppe delle mille 
stanze chiuse.
Mi fece scalare le alte vette della crudele ignoranza, scivolare tra le spire 
della viscida lingua del genio malefico.
Affondammo tra i solchi delle ferite putride e infette aspirando l'odore 
marcio del pus e della cancrena.
Mi fece rotolare tra gli escrementi dello sciocco e dell'infame conservandone 
a lungo il cattivo olezzo tra le narici dilatate.
Disgustata dallo scempio stringevo forte la sua mano incitandolo con 
impazienza a lasciare al più presto quelle putride stanze.
Solo una breve sosta, ripassando da un'altra toppa, per  farci impietrire il 
viso dalla gelida brezza dell'indifferenza.
Per poi velocemente scivolare dentro il sacro fuoco della passione, che in un 
batter d'occhio avrebbe sciolto i cristalli di ghiaccio che intrappolavano le 
nostre emozioni.
Danzammo musiche tribali e ci unimmo alle preghiere delle diverse religioni.
Di tanto in tanto ci soffermavamo nelle mie stanze disadorne riponendo i 
souvenir dei nostri percorsi.
Ora, che anche le mie stanze erano superbamente arredate, richiamai all'ordine 
tutte le micro particelle scomposte di me, per indirizzarle verso una nuova 
missione.
L@ur@

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