Scritto da © nunzio campanelli - Lun, 19/11/2012 - 11:45
Nel silenzio dell’ombra qualcosa batte sul muro.
- Toc, toc, toc…-
La notte svuota il volume delle cose, e si popola dei nostri timori. Un filo di vento deve essere sceso dai tetti a giocare con le persiane. Chissà da dove viene, magari è l’ultimo effetto di un lontano uragano scatenato dalla famigerata farfalla brasiliana, oppure potrebbe essere questo l’inizio di una sequenza temporale di eventi tra loro concatenati in grado di provocare una mutazione climatica capace in futuro di concorrere all’estinzione della razza umana. Se è vero che il solo spostamento di una molecola per una frazione infinitesimale di centimetro può costituire la discriminante tra due eventi diametralmente opposti anche a distanza di molto tempo, come la morte di un essere umano a causa di una frana, oppure la sua salvezza, devo dire che quel battere sul muro assume un aspetto davvero inquietante. Che fare? Alzarmi dal letto per andare a bloccare l’infisso lascerebbe sempre in piedi il cinquanta percento di probabilità che quella persona muoia (oppure viva). Non farlo non cambierebbe di una virgola il discorso. Comunque, chi sarà mai, il predestinato/nata, si può sapere?
L’orologio sul comodino m’informa che sono le tre. Mi trovo di fronte ad un bivio, ma il sonno latente rimescola i miei pensieri e lentamente li lascio fluire. Forse il vento cesserà e non ci sarà più bisogno di fermare quella persiana. Forse al risveglio troverò una soluzione. E poi, in fin dei conti, come diceva quel proverbio? Ah, sì:
- Se c’è rimedio, perché ti preoccupi? E se non c’è, che ti preoccupi a fare?-
Buona notte.
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