L'ultimo dente {parte seconda} | Prosa e racconti | InaRimato | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'ultimo dente {parte seconda}

Non ha mai avuto figli, ma la sorte le riservò ugualmente una bimba da allevare, benché non avesse le qualità che di solito ha una madre, come accudire con cura, proteggere, coccolare.

Lei era una guerriera, una donna con attributi maschili, quindi con dei canoni che non potevano farle assumere sembianze materne. Ma così volle la sorte per la figlia del cognato, che pianse la madre all'età di cinque anni e pianse il padre che spesso non riusciva a reggersi in piedi dopo la battaglia cruenta col rosso di-vino e che dimentico dei gatti e dei figli, rincasava a tarda sera pronto per il russare profondo.

Queste furono le premesse che portarono l'innocente al cospetto della donna di ferro e sebbene le due non ebbero mai un rapporto che facesse pensare a madre e figlia, rimasero unite per sempre da un legame tanto misterioso, quanto indissolubile.

Eppure la bimba assaggiò da subito la filosofia di Nica, pragmatica e decisa a non concedere spazio al sentimentalismo e che, senza esagerare, sapeva più di caserma che di orfanotrofio, per quanto severo potesse essere quest'ultimo.

Le punizioni erano eccessivamente corporali, data l'età del piccolo fuscello senza più genitori ( benché il padre visse ancora diversi anni ) e le fughe per sottrarsi a tali afflizioni furono diverse per la piccola che poi era costretta, suo malgrado, a tornare sotto lo sguardo severo di Nica che minacciava di lasciarla per strada.

<<Lasciala stare>> diceva a volte il marito, che non aveva la stessa quantità d'acciaio intorno al cuore <<è solo una bambina!>> e più d'una volta la difese e non solo a parole.

Ma l'uomo era spesso fuori casa, il giorno al lavoro, la sera a dividersi fra un mazzo di carte ed un bicchiere di vino. Spesso poi, i motivi che portavano ai castighi, erano futili, tenendo conto della quantità di elementi che generavano le azioni sottoposte a punizione.

Sotto i dieci anni, senza più genitori, la guerra che la costringeva ad un'alimentazione a dir poco insufficiente e dei compiti da adulta. Alla fine le si chiedeva anche l'ubbidienza assoluta.

Alle volte doveva assistere la vecchia madre di Nica, ormai cieca da diverso tempo e che aveva quel trasporto materno che mancava completamente alla figlia. La vecchia aveva sviluppato una simpatia particolare per la piccola, il che alimentava il senso naturale di protezione. Un giorno, Nica assegnò alla bimba il compito di portare il pranzo al marito, sul posto di lavoro, trasportato in un contenitore di metallo contenente del caffellatte con del pane. La piccola, durante il tragitto, ne mangiò quasi la metà, ma il fatto, stranamente, passò quasi inosservato. Non fu così quando le fu assegnato il compito di assistere la vecchina non vedente e la cottura del brodo, poiché il generale era impegnata in faccende che l'avrebbero trattenuta, alcune ore, lontana da casa. La fame suggeriva di consumare la poca carne presente nella brodaglia, la paura suggeriva prudenza e mostrava la figura severa di Nica e normalmente quest'ultima appiattiva qualsiasi velleità.......ma questa volta, vinse la fame. Le due donne, separate da circa settant'anni d'età, ma accomunate dai crampi allo stomaco, non badarono alle conseguenze e fu quasi fatale.

La reazione del comandante, al suo rientro, fu sproporzionata e nonostante la vecchina tentasse in tutti i modi di proteggere la piccola, riuscì solamente a prendere una parte della punizione corporale e non è detto che la cosa non fosse voluta. Quella fu la fuga da casa (favorita dall'anziana non vedente) più duratura per la bimba sfortunata che, come già detto, era poi costretta – visto che nessuno l'accoglieva – a far ritorno volontario nella sua prigione.

 

Passarono gli anni e la bimba, ormai divenuta donna, conobbe un uomo col quale costruì una famiglia e Nica era sempre presente, comunque sempre pronta a dare una mano. Questo non l'ho ancora detto: era generosa. Con gli anni poi, il suo carattere si era leggermente addolcito, ma per non ingannarvi, posso paragonare la Nica degli ultimi anni al ferro, mentre da giovane era acciaio temprato.

Ho ancora un aneddoto da raccontare.

Una notte mi chiamò e mi disse <<Devi portarmi all'ospedale, perché ho un formicolio lungo tutto il corpo>> Mi affrettai, un po' scettico, a farla accomodare nella mia utilitaria ed a raggiungere il “Pronto Soccorso”. Appena dentro l'ambulatorio, esordì con una frase, che doveva aver sognato a lungo di dire <<Mi spoglio, Dottore?>>

Ebbe la maniera di raccontare alcune barzellette al medico di turno, per le quali era conosciuta un po' da tutti, prima di essere dimessa con l'augurio del medico, a tutti coloro che fossero transitati in quel luogo, di avere la sua vitalità, nonché la sua salute. Non ricordo neanche la diagnosi con la quale venne dimessa dopo pochi minuti.

Il giorno dopo fu quasi commovente assistere al racconto del primo breve ricovero di Nica, che lei stessa si precipitò a divulgare, con una sorta di soddisfazione beffarda che le attraversava il viso durante il riepilogo minuzioso a parenti e conoscenti, con tanto di battute create per l'occasione, dell'evento più importante di quella fase della sua vita. Aveva, oramai, più di ottant'anni.

Ma, seppur lentamente, tutto quanto il tempo consuma ed anche Nica fu costretta a sottomettersi a questa legge naturale. La bocca, prima prese le sembianze di vecchie mura merlate semidistrutte dal tempo, poi assomigliò sempre più all'ingresso di una caverna.

<<La dentiera, ormai, è fuori discussione>> dissero i medici interpellati <<dovrà abituarsi ad alimenti che non richiedano la masticazione, pappette e bevande che salvaguardino le gengive>>

Le era rimasto un solo dente, ma ricordo ancora, con una miscela d'invidia e stupore, che riusciva ad ingerire lo stesso cibo che mangiavo io, a volte anche di più. Fino al giorno in cui cadde anche l'ultimo dente. Il declino fu ineluttabile, come se quella piccola formazione mineralizzata infissa nella mascella, contenesse la baldanza e la vitalità necessarie alla sua esistenza, il collegamento naturale col significato stesso della vita. Senza di esso, pur tentando inizialmente di proseguire ignorandone la mancanza, Nica s'accorse che non sopportava farsi trascinare, dopo aver passato la vita a far da motore. Le previsioni dei medici si rivelarono esatte e le gengive della vecchia, iniziarono ad essere il calvario quotidiano. Troppe rinunce e sofferenze per una donna che, dopo aver lottato contro il mondo intero, non sapeva combattere contro il proprio dolore.

Lentamente si adagiò ed una mattina fermò il suo cuore.

 

E' risaputo che le persone eccezionali son tali, perché sono caratterizzate da qualcosa di straordinario, al di là del bene e del male. Nica era una donna straordinaria.

 

Quando la chiamavo nonna, non l'ho mai pensato.

E mi dispiace.

 

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