Scritto da © Untel - Gio, 08/11/2012 - 10:27
Ho sposato una donna col trench
e sull'altare ho portato un libro. Il prete con la solita smorfia e lo sforzo delle rughe conformiste, non si è mai chiesto qual è il punto più alto dello scetticismo sul mio naso.
Naso a prova di litania.
L'organo bacchiano suonato magistralmente a memoria
da un chierico riempiva la hall della chiesa e gli avventori ai banchi con le mani giunte si addormentavano uno a uno.
E dormiva il chierichetto con l'incensiere
e dormiva pure mia madre nata santa per avermi partorito coi favori del diavolo.
Mi chiedo se un giorno al confessionale ammetteranno tutto ciò che non hanno commesso,
il peccato non ha l'istinto per alibi e in qualità delle sue grazie giace intontito sotto il filosofo inchiodato agli assi perpendicolari.
Quant'evveriddio che ho confessato alla grata tarlata
che la religione non è fede ma tradizione e la tradizione ha le stesse pretese di fede della carne verso le mosche con tanto di lussuria.
Che cosa ottusa!
E che perdita di tempo!
La sordità dei ministri del culto
sua maestà: il clero arroccato su troni laccati è dura come tonfi di pini svedesi. Che possano sentire i loro strazi autoreferenziali come esplosioni definitive del senno! Il contrappasso sia la sordità dei cieli alle preghiere infette e le fiamme siano più cerebrali che mai.
E mentre i testimoni come giurati approvavano la cerimonia
e la promessa di un'improbabile fedeltà dei sensi, gli angeli, invece, sì, qualcuno ce n'era, come gendarmi sorvegliavano la mia condotta ma sorridevano al fatto che ero arrivato alla pagina numero trentatrè del romanzo e la mia sposa aveva in una tasca la ru486.
Malgrado la mia buona volontà mi sono sposato
è durata fino a sera poi ci siamo presi un periodo di riflessione. L'indomani il divorzio con tutto il suo diritto di intercessione fra la noia e l'adulterio ha concesso alla mia onestà di non perire come il serpente sotto i piedi di San Michele. |
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