Scritto da © Franco Pucci - Ven, 02/11/2012 - 07:26
Oggi ha nevicato. Poco.
Il molo ha un aspetto cadaverico,
algida rappresentazione di una pièce
d’inverno inoltrato, atteso e incattivito.
La laguna, come lastra di vetro incrinato,
spezzetta i riflessi e i rari gabbiani in volo
paiono frammenti di farfalle dislessiche
in cerca di materno riparo, di un rifugio.
Nel grigio che incombe e tutto soffoca
con la sua indole indifferente e apatica,
ogni rumore pare ovattato, lontano.
Oggi ha nevicato. Poco.
Le strade deserte rimandano echi
e suoni secchi, come di vecchie canne
spezzate da raffiche di bora inclemente.
Anche i pensieri paiono grigi mentre
prendono forma pigramente dentro di me.
Poi esplodono. A fatica trattengo un gemito.
E’ strano come, quando si pensa a chi
ha terminato il suo viaggio, lo si immagini
sempre solo lì, in una stazione, in attesa
dell’arrivo di tutti o di nessuno, chissà.
Oggi ha nevicato. Tanto.
In quella stazione disadorna, al termine
di quell’unico binario imbiancato vi ho visti,
fianco a fianco, insieme come una volta,
senza bagagli, liberi dalle inutili some della vita.
Stretti stretti, col calore dei sorrisi negli occhi
scaldavate serenamente l’attesa di un treno,
in quella stazione senza tempo né orario.
Quel treno non è ancora partito e il freddo
che gela le ossa non è bora che frusta la laguna,
bensì desiderio mai sopito del vostro calore .
Oggi ha nevicato. Troppo.
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