Scritto da © ferdigiordano - Mar, 30/10/2012 - 12:05
Nonostante il clamore della sete
la risposta ha un peso insopportabile in gola.
Viene dalla cedevolezza del buio all'urto della visione.
Non fa alcun danno, mi posiziona dopo.
Sostenuto dal gas di miliardi di polmoni, un pianeta solo
orbita tra gli atomi del cosmo. Così mi prende.
Mi prende dall’inizio del ponte luminoso. Nasce
dal capezzolo di fuoco il latte che ha la sua via
nel ventre del piatto stellare, ma non lo raggiunge.
Lo attraversa con uguale desiderio di squarcio
una ricerca di vita novella. Qui una strada è coercizione
di angoli, lì è dritta ad ogni rotonda: che libertà di vetrine
assolve l'occhio in tumulto.
La stessa curva dei dorsali rende chiaro che il fondo
scuro dell’universo è un sacco di lumini. Di più: una culotte.
La natica della tenebra muove una gamba di bronzo lucente.
Porta ad una lontananza inappellabile. Niente di tanto
instabile trovo nel sottotetto, ma sopra di me
non è facile individuare il suo pube quietato.
Questa presa di stelle tiene stretti
a un poco per poco.
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