Scritto da © erremmeccì - Dom, 28/10/2012 - 14:57
Ondeggiano le bianche carene
le vele bianche fluttuano
nel piccolo porto tranquillo,
al vento di fine aprile
e il sole
che , obliquo , scende
a colpire i vetri
dei finestrini delle auto
è lama che taglia l’abisso,
dolorosamente scavato
fra me e te
dalla distanza che separa
tutto ciò che in questa vita
ho avuto
da tutto quello che
a te
è stato negato
( che ti sei negata ?)
…
Quale gioia
concessa ai miei giorni,
al mio stupido cuore
potrà mai risarcire
la pena
che sempre rampolla
- come adesso -
dal tuo sguardo smarrito,
quando la sera sta per calare
e l’indomani
è pietroso deserto,
ai cui margini chissà
se mai
azzurrità di cielo,
d’oceano
potrai (tardi,anche tardi)
intravedere?
1 maggio 2012
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