Scritto da © Stefania Stravato - Sab, 27/10/2012 - 22:03
che ne faremo dunque delle tristezze
mille piegature
o vieteremo forse i trionfi di scorpioni?
tra le scapole
allineati canti di odissee
il dolce di rossosangue corre dalle ferite
l'amore, il dolore
religioni violate
da dialetti in sospensione sulla sacralità del fiato
ti guarderò dalla rivabella a mezzacosta
navigatore di correnti ascensionali
e non ti dirò la perfetta compiutezza
di battaglie perse nell'aria rarefatta,
la mescolanza di oceani troppo piccoli per divinità d'acqua
vicino, io ti ho visto da vicino
avanti al sole
quando sbalzava cuori di gigli sugli scogli
(si congiungeva ad ogni vento di passaggio)
penombra agli occhi, ramo di mare
tu lo sai
nel nome ho una corona da portare a sigillo di ogni bacio
(leggi sottovoce, in gola ho il mio coraggio migliore
ma già trema la vena che regge il suono )
fragilissimo monogramma tra i seni
conducimi al verso della grazia
(e dìllo ancora che non credi al destino, solo al rito
dell'alba
se mai ci cogliesse lungo la via)
so true a fool is love that in your will.*
*William Shakespeare - Sonetti
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