Me ne andavo assonnato così, la mattina dopo la notte di San Lorenzo, vagabondando senza meta per strade deserte che mostravano chiaramente i segni dell’invasione notturna. Una strana ansia spingeva le mie gambe verso una meta sconosciuta ed il mio corpo, troppo stanco per ribellarsi, le seguiva passivamente. La mente ingombra di desideri affastellatisi durante la caccia agli astri cadenti, non aveva la lucidità sufficiente per mettere a fuoco quello che stava accadendo.
Fu così che all’improvviso mi ritrovai seduto su di uno scoglio con l’acqua che mi accarezzava i piedi, mentre ammiravo il rosso dell’oriente che lentamente prendeva possesso del nuovo giorno.
Stupefatto mi guardai attorno ed in un attimo realizzai: ero nello stesso posto, sullo stesso scoglio che avevo occupato durante la notte sedendomi su di esso per riposarmi dalle corse affannate inseguendo code di stelle per soddisfare almeno un desiderio. Mentre prendevo coscienza della stranezza dell’accaduto un pulsare ed un battere strano sulla coscia destra catturò la mia attenzione. Portai allora la mano in tasca ed estrassi uno strano sassolino che appena, fu allo scoperto, brillò nella mia mano aperta con un bagliore improvviso e fulmineo spiccò il volo verso il sole lasciandosi alle spalle una scia luminosissima. Non so quanto tempo rimasi come basito a naso in su cercando ancora nel cielo la presenza di quella stellina che evidentemente avevo raccolto durante la notte ma che avevo dimenticato nella tasca dei pantaloni, ritenendola piccola e insignificante, un sassolino per l’appunto. Abbassai lo sguardo e fu allora che la vidi. Sul palmo della mia mano rimasta aperta era impressa, come tatuaggio, una scritta: libertà. Paradosso della notte di San Lorenzo: avevo inconsciamente realizzato il desiderio di una stellina. Tornai allegramente sui miei passi, ora finalmente potevo andare a dormire, la notte non era passata invano - pensai – la libertà non deve mai essere un desiderio, è un diritto.
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