Scritto da © InaRimato - Lun, 22/10/2012 - 17:48
La bambina guarda con occhi confusi il padre che, seduto di fronte alla finestra della cucina, fissa lo spazio sottostante e sta in attesa. Benedetta vive con i genitori in una mansarda di una palazzina a tre piani, posta su una collinetta, che un tempo costituiva il simbolo del benessere e del potere di qualche famiglia di inizio novecento. L'esterno è quasi fatiscente, ma il papà s'è dato da fare ed ha trasformato quell'ultimo piano mansardato in un'abitazione originale e funzionale, dandogli quel tocco di antico rivissuto. Mario è un ottimo artigiano e la manualità si esprime in tante piccole rifiniture che non disdegna di mostrare agli ospiti. Poi Silvia, la moglie, ha messo in campo tutto l'estro femminile per rivestire la casa di colori e profumi. Il luogo isolato, infine, ne fa un'abitazione da sogno per chi ha la necessità di distendere i nervi, lontano dai rumori della città, apprezzando il silenzio ristoratore che solo un luogo di campagna sa dare. La palazzina ha solo tre appartamenti abitati, di cui uno da due ragazzi che, per necessità lavorative e per il basso costo dato dalla posizione, hanno preso in affitto l'appartamento al secondo piano, ma lavorano spesso in trasferta e quindi non rimane che la vecchina del primo piano a far da vecchia zia alla piccola, quando la scuola è chiusa e Mario e Silvia sono al lavoro. Ma l'oasi non permette nessun incubo perché, seppur isolata, la zona pare godere di una recinzione invisibile che la protegge da eventuali malintenzionati. Di fronte c'è un altro edificio, una volta forse adibito a magazzino ed ora in disuso ma che comunque continua a svolgere un ruolo importante nel proteggere dai venti freddi dell'inverno che, da quelle parti, accompagnano costantemente la neve o la pioggia gelida. Ma oggi l'aria è quasi primaverile, anche se Mario non sembra accorgersi del rincorrersi delle poche nubi, in un cielo di sole tiepido. Attende, gli occhi puntati sulla strada sterrata, dolcemente sinuosa, che s'arrampica fino all'edificio. La prima curva, in prossimità del grande masso, è il bersaglio per gli occhi dell'uomo, che oltre non può vedere. Mario è un piccolo imprenditore edile, mentre Silvia lavora in una piccola fabbrica del paese, a circa due chilometri. Silvia è una bella donna sui trentacinque, bionda o ossigenata, non faccio mai caso a certi particolari. I coniugi son simpatici e alla mano, nel senso che una mano d'aiuto te la danno veramente, come quando s'impegnarono presso amici e parenti, affinché partecipassero alla ricerca di un piccolo ed economico appartamento da prendere in affitto, del quale avevo disperato bisogno. Mi invitarono spesso a mangiare un boccone, tanto che diventai quasi uno di casa e Benedetta diventò la mia nipotina adottiva. Ero uno dei ragazzi del secondo piano. Mi raccomandarono, perfino, al comitato organizzatore del Corteo Storico Medievale del paese, che aveva difficoltà a reperire persone di una certa altezza, per non so quale “importante” ruolo, per la sfilata che si teneva tutti gli anni ad inizio primavera. Naturalmente accettai, non fosse altro che per riconoscenza, verso chi mi aiutava in maniera disinteressata e questo cementò ulteriormente il nostro rapporto. Era Silvia, però, quella che si prodigava maggiormente negli aiuti in mio favore, a tal punto che si sarebbe potuto equivocare. Una sera la trovai con una candela in mano sulle scale, perché da circa un'ora era mancata la corrente elettrica e lei aveva aspettato alla finestra, per non perdere l'attimo del mio rientro. La ringraziai, ma dal giorno feci fare un passo indietro al nostro rapporto e fu un gesto saggio. Ora Silvia ha gli occhi sbarrati e mostra il cuore aperto all'uomo di mezza età a cui dedicava, da qualche tempo, le sue attenzioni e che giace ad una decina di metri, aiutandola a colorare di rosso il pavimento della fabbrica nella quale lavoravano. L'attesa è finita, dietro il grande masso spuntano, silenziosi, i lampeggianti delle auto dei carabinieri. Benedetta non lo sa, ma proprio adesso finisce la sua infanzia, proprio nel momento in cui chiede fra i singhiozzi -cosa succede e dov'è la mamma?- Mario le rivolge uno sguardo con gli occhi acquosi, come consunti dal tempo, si stacca da quella seduta che gli pare di aver occupato per anni e ripone il fucile a doppia canna fra la carabina da caccia ed il winchester, nella vetrina posta nell'ingresso. Come sempre chiude accuratamente a chiave e poi le dice -vai giù da quei signori- accarezzandole dolcemente il viso.
No, nessun incubo potrà oltrepassare la recinzione, nessun malintenzionato verrà dall'esterno per farle del male.
Benedetta, ora, lo sa.
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