Scritto da © Anonimo - Sab, 30/01/2010 - 18:28
Andiamocene per scale di sale
a dar vita ai nostri passeggi più eclettici,
dissi allor quando al pranzo qualcuno
- mia madre ritengo – pose sulla tavola a sfamarci
solo un pensiero che trovammo monco;
- Che c’è, Giordano, la biglia nel solco di sabbia lisciata
non arriva al traguardo? e il sette per otto, quanto fa?
Perché chiedi, tu che leggi qui ed ora, o domani se capita?
Lo sai che fu il monco pensiero che giunse per primo
- fors’anche ne conosci l’abbrivio:
monco era perché dal grano
aveva una diversa farina;
la gramigna di ogni morso perduto.
Così ci necessitò una noce e del pane
una al giorno per la nascita dei giorni a venire.
Poi la cerca smise la noce prima del pane
allora dovemmo le alici
era un lusso di carne, era gioia:
una al giorno per la nascita dei giorni a venire
- gli stessi giorni che il futuro ostentava: le secche sommerse.
Sorridemmo alla vita
che comunque non ci colse a distanza.
Da che, quel mio figlio di cui dissi le attese, e dedico rapiti tremori,
quello che cresce di braccia e torace mentre lì mi riposo
quello che ho temuto sognare un uomo che va
quello che ai miei tranci espone una sazietà sospetta
proprio lui che non chiede le noci e le alici,
mi vince
l’oggi di durezza più uguale a doversi la tavola
come ai monchi pensieri.
E pure domani
sorrideremo alla vita
che comunque non ci coglie a distanza.
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