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Avvennture Jesolane

Il tempo era passato velocemente e si avvicinava la fine del mese di Agosto 1967. Una estate che sicuramente era stata magnifica e mi aveva regalato un sacco di avventure, Jesolo pullulava di ragazze ma io e il mio amico Franco preferivamo le inglesine che, oltretutto erano facili ad essere abbordate. Altro che le italiane che erano sempre schizzinose e ti guardavano dalla testa ai piedi prima di degnarsi di rispondere ad un saluto.
 
Franco era implacabile ed instancabile. Ogni sera mi aspettava con la sua 600 per fare rotta su Jesolo beach. Lui non lavorava e quindi aveva tutto il tempo di riposarsi. Io no. E cominciavo ad accusare la stanchezza.
 
La giornata di lavoro era terminata ed io, con la speranza di non vedere fuori nel cortile dell'Azienda la sua vettura, uscii assieme ad una collega. Ma la 600 era la. Pronta a scattare verso la spiaggia. Sospirai e mi avviai lentamente.
 
Franco era euforico come sempre. Da tre giorni avevamo fatto amicizia con due ragazze gallesi. Beccate appena arrivate in albergo. Non erano granché onestamente. Ma simpatiche e chiassose. Ridevano ad ogni nostra battuta che forse neanche capivano bene, dato che il loro inglese sapeva molto di gallese ed il nostro ....
 
In quegli anni il traffico non era come ai nostri giorni e difficilmente ci si imbatteva in code chilometriche.  Un' oretta e si era operativi. Franco era particolarmente in forma. La sua ragazza le si era dimostrata piuttosto disponibile e sperava di avere qualcosa di più del "petting" delle sere precedenti. Quindi  cominciava ad enunciare le sue teorie relative a come ci si doveva comportare. Per lui la più importante era di non lasciarle mai sole ed evitare che si parlassero ... onestamente non ho mai capito il perché di questo suo modo di pensare. Ero stanco e lo assecondavo in tutto e per tutto.
 
Arrivati in Piazza Mazzini e parcheggiata la macchina ci avviammo verso il loro albergo per prelevarle. Fuori ad aspettarci c'era solo la biondina di Franco. Si avvicinò e mi disse che la sua amica nel pomeriggio aveva incontrato un "sailor" (marinaio). Ne era rimasta colpita e  ...
 
Feci finta di arrabbiarmi ma in cuor mio ne ero felice. Non mi piaceva più di tanto. Prima o poi ne avrei trovata un'altra. La mia teoria si era avverata: le britanniche erano si facile ad abbordare ma altrettanto facilmente ti eliminavano per un "sailor" di passaggio.
 
Augurai una buona serata a Franco e alla sua amichetta pregandolo di non fare troppo tardi. Mi sentivo tranquillo. Finalmente una serata senza stress. Cominciai a girare per via Bafile soffermandomi a osservare le vetrine dei negozi. Mi comprai una Lacoste azzurra (ricordo ancora 2.700 lire) e andai a vedere vicino a piazza Brescia se giocavano a tennis. Come al solito c'erano dei volenterosi "tennisti" che cercavano di buttare la pallina oltre la rete.
 
Si era fatto tardi e mi avviai lentamente verso il luogo dove c'era la macchina. Franco era là che mi aspettava. Feci un piccolo sogghigno. Anche a lui non doveva essere andata tanto bene. Salimmo in macchina e facemmo rotta verso Treviso. Una sosta era però obbligatoria in Piazza Drago. Appuntamento con altri due "battitori" che si erano dedicati alle italiane. Due parole per raccontare come era andata la serata. Le avventure avute di solito venivano un po’ gonfiate.
 
Finalmente facemmo rotta verso casa. Franco era nervosissimo. Si domandava il perché e il percome dell'insuccesso. Alla fine del suo cianciare decise che la colpa era stata mia perché ero stato scaricato. Onestamente non mi importava un niente. Posai la testa nel finestrino e cercai di fare un sonnellino mentre Franco continuava a parlare, parlare..
 
 

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