Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 24/09/2012 - 23:32
L'ho guardata da lontano per giorni. O forse meglio mi sono guardata da lontano? Non ho ancora risolto i problemi grammaticali e sintattici che nascono dai viaggi nel tempo. Non ho avuto, come dire?, tempo.
Comunque sia, ho guardato la me stessa di trenta anni fa da lontano. Non era come mi ricordavo. Il sorriso, i capelli neri: quelli sono più o meno gli stessi. Ma è più goffa, più impacciata di come mi racconto ora. Meno decisa. Anzi, direi che ha paura. Di scegliere, di non scegliere. Di vivere.
Mi ero appena laureata. Oppure: si è appena laureata. Franca24, chiamiamola così, per comodità. È il momento del boom dell'informatica e le sono arrivate decine di offerte di lavoro: assicurazioni, banche, IBM, Olivetti... "Per il momento solo un milione al mese, ma è per il periodo di formazione, non si preoccupi. Poi aumenteranno". Un milione al mese! Una cifre enorme per me, allora. E anche per i miei che strabuzzavano gli occhi a sentirla.
Ma Franca24 non vuole andare a lavorare in un'industria o in una banca o in un'assicurazione, vuole fare ricerca. E la ricerca seria si fa solo all'università. Borsa di studio vinta. 216.000 lire al mese. Nella vulgata della mia storia, mi facevo una risata e dicevo: ma sì, chi se ne frega dei soldi! Nella realtà di Franca24, avevo paura. I miei genitori, che mi vedevano già sistemata, dopo i sacrifici fatti per farmi studiare, che non ci volevano credere. Io che mi chiedevo se sarei mai stata in grado.
Nessuna baldanza, nessuna risata. E però, la decisione è stata presa. Per cui eccomi qui. Ricercatore senior, esperta mondiale di viaggi nel tempo. Ah! Esperta di una cosa mai esperita. Per questo mi sono offerta volontaria per il primo viaggio umano. Non volevano, dicevano che era troppo rischioso, che non valeva la pena che una delle poche teoriche del settore, forse l'unica, morisse sul campo, per così dire.
Ma io mi sono impuntata. O mi fate andare o mi dimetto. Così, non hanno avuto scelta e mi sono ritrovata lì. Nel millenovecentoottantadue. Non ho resistito, sono andata a vedermi. Ipocritamente dicevo che volevo rivedere i miei, morti da tempo. Invece no, era me che volevo vedere. E mi sono guardata, l'ho guardata da lontano per giorni, Franca24.
Non è per questo che avevo inventato i viaggi nel tempo, ma questo è quello che stavo facendo. Guardando da lontano la me stessa di trenta anni fa. Che cosa ridicola.
Quando lei si è avvicinata, stavo per scappare. L'avevo scritto io, nel mio ultimo articolo: è necessario evitare qualsiasi contatto con le persone che vivono nel periodo che si sceglie di visitare, per non rischiare di provocare paradossi temporali dalle conseguenze imprevedibili. Eppure non ho resistito, non solo l'ho lasciata avvicinare, ma le ho rivolto la parola. «Signorina, mi scusi se mi permetto. Ma lei... mi somiglia così tanto! Sembra me trenta anni fa....»
E così ci siamo ritrovate a parlare, io e Franca24. Io e me stessa. Lei dopo un po' mi ha confidato le sue preoccupazioni circa il lavoro. Io, l'ho spinta ad accettare la borsa di studio. Le ho parlato di passione, soddisfazione, speranza... Tutte cose che attirano un ventenne molto più di una congrua pensione. Franca24 è andata via felice, convinta della strada che stava per intraprendere, che avrebbe intrapreso.
Io, la me di adesso, non ho nessun ricordo di aver avuto allora, nel 1982, un colloquio di questo tipo. Forse l'ho semplicemente dimenticato e sto sopravvalutando l'effetto di un discorso di dieci minuti con una sconosciuta. Ma adesso, tornata nel mio confortevole 2012, non posso fare a meno di chiedermi: e se non avessi parlato con Franca24? Avrebbe fatto la stessa scelta?
E chi è che ha scelto? E quando?
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