Scritto da © Untel - Mar, 28/08/2012 - 10:24
Gli sembrava strano sentire la sua stessa voce.
Era come il suono di qualcosa che
senza ritegno
doveva avidamente testimoniare.
Come se la sua bocca fosse tirata da muscoli e tendini involontari,
come se qualcun altro al posto suo
fosse stato chiamato a chiarire il significato del suo gesto.
Curioso è che il parroco dietro la grata faceva finta di ascoltare
stringendo con impazienza la mano sulla croce d’argento
che pendeva sulla talare buia.
Premeva il palmo contro gli assi perpendicolari dall’irrefrenabile impulso di parlare
una concupiscente retorica si insinuava diabolicamente tra le sue corde vocali.
E’ la voce di Dio, pensava.
Le ginocchia del peccatore allignavano nell’inginocchiatoio
radici e capillari robusti s’intelaiavano al legno
la dissenteria di fede completava un giro d’acero intorno alle gambe.
Parlava
aveva la voce bassa e insinuante
e la rivelazione si faceva meno dolorosa quanto più lui
riusciva a liberarsi dalle parole.
Il timbro sospiroso e interessato infastidiva il prete,
era il giunto il momento di interromperlo
Dio doveva parlare
Dio era trafelato
le punte della croce stigmatizzavano il metacarpo
così sollevò la mano per la benedizione
unì indice e medio
guardò verso il peccatore
e infine tirò il grilletto.
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