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Bravo!

E bravo Breivik. L’assassino norvegese trentatreenne, autore del massacro di Utoya e firmatario di 77 omicidi a sangue freddo e senza scopo, ha sfoderato un ghigno idiota (che lui, nella sua illusione “thriller”, si sarà figurato “satanico”) quando la corte gli ha letto la sentenza che, condannandolo al massimo della pena – 21 anni – consentito dalle leggi locali, ma con riserva di “rinnovo” (ossia: da quel carcere non uscirà mai più), gli ha coerentemente riconosciuto la capacità di intendere e di volere. Proprio questo, secondo la sua aberrante mediocrità, ha giustificato quel ghigno ebefrenico, il fatto che lo si sia ”preso sul serio”. È in sostanza, il problema della “banalità del male”: il fatto che sia banale non lo rende meno maligno: si può anche morire di una malattia banale…
Ora però, lasciamo che marcisca almeno una decina d’anni in carcere, che ci si dimentichi del suo sguardo scemo e vuoto e dei suoi gesti epico-fumettistici. Lasciamo che si spengano i riflettori e che un oblio totale avvolga la sua miserevole vicenda terrena, e che ingrassi e invecchi e avvizzisca nella sua condizione di clausura forzata, senz’aria, senza amore, senza rapporti. Lasciamo che il giudice più spietato cali su di lui la sua mannaia, il tempo, cioè, il passare del tempo; e lasciamo che ne abbia anche troppo di tempo per cominciare a mettere insieme uno straccio di coscienza e di maturità, e allora uscirà dalla fase “sadico-anale” in cui ancora grufola come un feto nel liquido amniotico, e non appena una infinitesima scintilla di comprendonio sfavillerà nel buio del suo senno di quattrenne, ecco, arrotolerà le lenzuola della sua branda e si appenderà meritatamente alle inferriate della cella.    
Gli farà da mentore l’altro mentecatto dal grilletto facile che 30 anni orsono accoppò John Lennon. Proprio di questi giorni si è vista la sua faccia deturpata dall’inanità e dall’alienazione, perché ha di nuovo fatto richiesta di poter uscire usufruendo del carcere domiciliare, e di nuovo ha dovuto rassegnarsi… E non è neanche “famoso”, nessuno conosce più neanche il suo nome. Una vita buttata…
È questo il destino che ti attende, Breivik. Bravo Breivik!
 

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