Scritto da © Piero Lo Iacono - Sab, 18/08/2012 - 13:38
E se vi dicessi che il passato
è l’unica eredità che abbia
mi giudichereste povero o ricco?
Cosa mi possono portare via
che non abbia già perso?
L’ubiqua sua assenza
mi cresce come lievito
e mi affolla, ingovernato sciame.
Porto nel cuore quelli che non posso stringere.
E considero la polvere, la ruggine
delle fedeli alleate. (Fra memo e nemo).
Mi nutro di distanza e pregnante mancanza.
E vango tra i ricordi. Loro ostaggio.
Irricordabili ricordi.
Raccordi arrabbiati.
Accordi. Come respirare.
Agonizzo all’aculeo del riverbero. M’ingorga.
Ansimo tra gli spasmi della memoria.
E mi decorpo senza perdermi d’animo.
La suprema decollazione offro sul piatto di vetro
per abitare tra l’ustione e il fuoco.
Il cuore è da raccogliere
ancora grondante di strade
in un cratere spalancato da una granata.
Reperto e bottino di postume schegge.
La mente sfugge ad ogni encefalogramma.
I due occhi gemelli inoculati
mi disinoculo
per ritornare cieco di nascite
con l’acqua di feto alle iridi.
“Restare giovani è scordare” (C.Sbarbaro, in “Il mestiere di poeta” di F.Camon, Garzanti, 1982)
14-5-2006
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