Scritto da © Manuela Verbasi - Ven, 10/08/2012 - 11:32
Sbagliavo quando ritenevo che un commento, un'opinione espressa da un poeta che stimavo, avesse maggior valore di quanto esprimeva un lettore di passaggio. Mi sono resa conto, e non ho idea del perché non ci avessi pensato prima, che se tutti quelli che leggono libri, fossero bravi scrittori, e bravi poeti o tutteddue (dato che c'è chi scrive sia in prosa che in versi) sarebbe un esercito importante, molto più dei soli scrittori che, anche questo ho visto, spesso non leggono nulla e continuano a scrivere le solite cose. Il senso e il succo sono: leggo e non serve che scriva per riconoscere un testo valido da uno scadente.
Ma forse pensavo al commento ricevuto da due poeti... uno decisamente dotato e uno decisamente negato, in questo caso, un elogio come una critica ricevuta, assumono proporzioni in un senso o in un altro, direttamente alla capacità che gli riconosco o nego (magari sbagliando). Però se il poeta negato è un gran lettore?
La mia teoria cade. Anzi no: se leggesse molto il poeta negato non dico potrebbe trasformarsi in gran poeta, ma si renderebbe conto per primo, evitando quindi il dileggio alla poesia, di pubblicare le sue ... come vogliamo chiamarle? ... o di esprimere giudizi, perlomeno apporre un "secondo me", che significa: "non sono nessuno ma penso questo e mi fa piacere dirlo". Per poi dire ma con educazione, accettando anche che chi riceve, non la pensi come lui.
Avete visto mai qualcuno che è felice se gli si dà qualche parere che non sia la classica esternazione di gaudium magnum?
Si, qualcuna si. Poche, pochissime. Due o tre in anni e anni di costanza (mia).
Però -gioco l'asso- la libertà di espressione dove la mettiamo?
Mettiamola online, tutta, anche i post-it: ricorda di comprare uova e latte, porta fuori il cane, abbiamo i vestiti in tintoria da ritirare.
Mettiamo ogni cosa in versi, così ad esempio:
Latte candido
e uova tonde e fresche
caldo il cane cucciolo scodinzola allegro
l'uscir velocemente oror mi tocca
per ritirar pagando laute
camicie strette e giacche usurate
ho usato anche la metafora, nei versi finali non ho citato la tintoria.
Sento wooow di meraviglia.
Poi c'è la predisposizione, ovvero poeta si nasce, non si diventa, o meglio si deve studiare e migliorare anche la scrittura, ma se di base non hai attitudine, se non sei stato scottato dal sacro fuoco dell'arte, che fai?
L'arte è preziosa, vuole unicità, il produrre in serie svaluta il prodotto. Curare i particolari rende gradevole la lettura.
Accettare le critiche serve a migliorare, se qualcuno esprime un suo pensiero, ci ha letto e merita ascolto.
No?
Poi ci sono i cretini che scrivono o commentano, ma quelli suggerisco di lasciarli andare senza perderci tempo.