Scritto da © Dylan - Dom, 05/08/2012 - 17:48
Non
leggerla,
I - Vite
Alla fin fine
non siamo che assenze umane.
Silenzi.
Io non le definirei
vite
quelle che si agitano
tra questi vapori
verdastri
e i profumi
tenaci che ardono
le narici
e le labbra fine
e disegnate.
Io le definisco
più come punti
in un eterno:
non per forza hanno
la loro storia.
Essa
sparisce minuto
per minuto.
E' la stessa
miserabile
storia.
(C'è chi ti chiede una collaborazione al mondo, ad un mondo
coperto di Noia e dolore, velato dal sublime velo della miseria,
cosparso del fluido nero della tristezza. Ti chiedono una collaborazione.)
E cosa possiamo noi
se non chiedere
documenti
per un altro mondo?
Noi che la Noia
attosca,
ché ti chiedono qualcosa
e te la fanno odiare.
(Indicatemi, vi prego,
una direzione.)
E alla fine
siamo schiavi
come tutti.
E carne
ammassata.
Il mondo è un ammasso
di carne
e di cuori.
Cuori palpitanti.
Cuori palpitanti che fremono
di vita
e della fresca carne
della giovinezza.
I nostri
cuori.
II - Gli alberi
Salmastri,
bolle terse azzurine
nel mare
del prato,
gli alberi sacri
sembrano protendere
a divinità
assurde,
oceaniche e aliene.
L'olivo casto
e il violento oleandro,
il pino avvizzito,
l'abbruttito pioppo
squassato
nel vento e nell'onda,
il lento salice
che stilla diamanti
sui capi
di chiome odorose
di sale.
(Le nostre
chiome odorose
di sale)
Il parco è
un fumo.
Ottenebra la mente
per loschi scopi,
ti ruba la vita
ti cava gli occhi
profondi
del cuore,
ti cava
la quiete
e l'oblio
a cui sei abituato.
(E' lento, è lento
l'ondeggiare
delle fronde
asciutte
nel vento ceruleo
di sera,
misto ai vapori
e di un candore
quasi umano)
Quasi
umano.
Dicevamo ieri sera di esser tutti quasi umani, e di non lasciare
un motivo reale al mondo di essere ricordati. E non lasciare
che il mondo si ricordi di una storia uguale, rancida, un' ombra
i cui confini non sono conosciuti e una partita col nulla, persa
già
in partenza.
III- Una serata topica
Una serata topica
è una di quelle
tante
serate innalzate
dall'onda
delle anime
che si agitano
entro
piccoli frammenti d'eterno,
nelle stille dell'erba di un parco,
nelle bolle sanguinee di amaro
dei fumi di roghi
lontani.
Nella mente
solo
lontani.
La mente
è una assenza,
altra assenza
è l'esistere,
essenze
del vuoto
di una vita
- la stessa,
ancora.
Ma il mondo è lì fuori, non dentro il mio buio,
non dentro il mio buio è il mondo che è negazione
di questo, che è negazione d'Amore.
E non è il mondo una parte d'abisso? Non è l'abisso
infernale? Non siamo forse una stirpe
mancata?
Una serata topica
è una serata
scontenta, nell'assenza
delle anime.
E' piuttosto
un cimitero
improvvisato,
un estemporaneo
colloquio
col nulla,
una sorta di bacio
alla Morte.
Una sorta di bacio
a Te, Amore
altissimo amore salmastro,
flavo nella tua bianca pelle,
quella di un leopardo,
quella madida d'Amore,
quella dal sapore
di terre esotiche e rogo
contadino.
IV- L'estate che esplode
Mentre leggevo
di Hiroshima,
l'estate
esplose.
Come una bomba
atomica,
il desiderio ormai sciolto
Fummo
persuasi.
La lasciva grazia
di quella donna
in verde
e profumata,
toccò a fondo la nostra
anima annoiata
e la portò al sole,
la innalzò
come s'innalza
l'anima dell'eremita
sui monti brulli.
E fummo trasportati
alla fine del mondo.
(Dalla fine del mondo
si può tornare:
basta farsi di nuovo
uccidere.
Popoli d'ogni terra
preparino
il sacrificio all' Umano)
Questa è una storia
triste.
triste.
Non
leggerla,
freme di possederti.
I - Vite
Alla fin fine
non siamo che assenze umane.
Silenzi.
Io non le definirei
vite
quelle che si agitano
tra questi vapori
verdastri
e i profumi
tenaci che ardono
le narici
e le labbra fine
e disegnate.
Io le definisco
più come punti
in un eterno:
non per forza hanno
la loro storia.
Essa
sparisce minuto
per minuto.
E' la stessa
miserabile
storia.
(C'è chi ti chiede una collaborazione al mondo, ad un mondo
coperto di Noia e dolore, velato dal sublime velo della miseria,
cosparso del fluido nero della tristezza. Ti chiedono una collaborazione.)
E cosa possiamo noi
se non chiedere
documenti
per un altro mondo?
Noi che la Noia
attosca,
ché ti chiedono qualcosa
e te la fanno odiare.
(Indicatemi, vi prego,
una direzione.)
E alla fine
siamo schiavi
come tutti.
E carne
ammassata.
Il mondo è un ammasso
di carne
e di cuori.
Cuori palpitanti.
Cuori palpitanti che fremono
di vita
e della fresca carne
della giovinezza.
I nostri
cuori.
II - Gli alberi
Salmastri,
bolle terse azzurine
nel mare
del prato,
gli alberi sacri
sembrano protendere
a divinità
assurde,
oceaniche e aliene.
L'olivo casto
e il violento oleandro,
il pino avvizzito,
l'abbruttito pioppo
squassato
nel vento e nell'onda,
il lento salice
che stilla diamanti
sui capi
di chiome odorose
di sale.
(Le nostre
chiome odorose
di sale)
Il parco è
un fumo.
Ottenebra la mente
per loschi scopi,
ti ruba la vita
ti cava gli occhi
profondi
del cuore,
ti cava
la quiete
e l'oblio
a cui sei abituato.
(E' lento, è lento
l'ondeggiare
delle fronde
asciutte
nel vento ceruleo
di sera,
misto ai vapori
e di un candore
quasi umano)
Quasi
umano.
Dicevamo ieri sera di esser tutti quasi umani, e di non lasciare
un motivo reale al mondo di essere ricordati. E non lasciare
che il mondo si ricordi di una storia uguale, rancida, un' ombra
i cui confini non sono conosciuti e una partita col nulla, persa
già
in partenza.
III- Una serata topica
Una serata topica
è una di quelle
tante
serate innalzate
dall'onda
delle anime
che si agitano
entro
piccoli frammenti d'eterno,
nelle stille dell'erba di un parco,
nelle bolle sanguinee di amaro
dei fumi di roghi
lontani.
Nella mente
solo
lontani.
La mente
è una assenza,
altra assenza
è l'esistere,
essenze
del vuoto
di una vita
- la stessa,
ancora.
Ma il mondo è lì fuori, non dentro il mio buio,
non dentro il mio buio è il mondo che è negazione
di questo, che è negazione d'Amore.
E non è il mondo una parte d'abisso? Non è l'abisso
infernale? Non siamo forse una stirpe
mancata?
Una serata topica
è una serata
scontenta, nell'assenza
delle anime.
E' piuttosto
un cimitero
improvvisato,
un estemporaneo
colloquio
col nulla,
una sorta di bacio
alla Morte.
Una sorta di bacio
a Te, Amore
altissimo amore salmastro,
flavo nella tua bianca pelle,
quella di un leopardo,
quella madida d'Amore,
quella dal sapore
di terre esotiche e rogo
contadino.
IV- L'estate che esplode
Mentre leggevo
di Hiroshima,
l'estate
esplose.
Come una bomba
atomica,
il desiderio ormai sciolto
dall' Uomo
distrusse
quelle che sembravano
vite
(e che invece erano destini
d'assenze)
e le trasportò,
con carri alati e suadenti,
alla fine del mondo,
(dove i valori comuni
sono rovesciati
e la normalità
è pazzia e
dove non si chiedono
collaborazioni).
distrusse
quelle che sembravano
vite
(e che invece erano destini
d'assenze)
e le trasportò,
con carri alati e suadenti,
alla fine del mondo,
(dove i valori comuni
sono rovesciati
e la normalità
è pazzia e
dove non si chiedono
collaborazioni).
Fummo
persuasi.
La lasciva grazia
di quella donna
in verde
e profumata,
toccò a fondo la nostra
anima annoiata
e la portò al sole,
la innalzò
come s'innalza
l'anima dell'eremita
sui monti brulli.
E fummo trasportati
alla fine del mondo.
(Dalla fine del mondo
si può tornare:
basta farsi di nuovo
uccidere.
Popoli d'ogni terra
preparino
il sacrificio all' Umano)
Ma la mattina dopo
scopri
di portare sempre lo stesso
vecchio,
logoro
vestito.
scopri
di portare sempre lo stesso
vecchio,
logoro
vestito.
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