Scritto da © chiara - Ven, 03/08/2012 - 12:37
se afferri in sè cosa veduta
se tocchi allora non nominabili sigilli
se làcrimi
per l'infinita declinazione delle lingue
Giri lunghi l'erranza della luce e dell'oggetto
*
E nessun bacio dice / i tagli / per i quali fu pensato
*
Impalma
una falce d'argenti
*
Tornami vocazione maledetta, torna
scienza del sema degli umori
Domina del crocicchio e dell'acqua divisa,
Nera in noviluni, Casta a fiorire veglie
Solitudo
: Magistra : Pietra in fluttuazioni.
Sphera perfetta, muta.
Direzioni.
*
sono sentori.
A non lucendo Lucus
il luogo sconsacrato per ottica ci guarda / ancora / zeppi gli occhi
di flagelli di tenebra :: e il tracollo
scomunica blande variazioni
&l'illusione &il morbo &le bellurie
et omnia autem perversa.
Rimettano all'artiglio del muschio, ai frutti vischi
che dei corpi petrosi fanno letto.
E dei sassi di Herma
spanditore di anime.
*
Qui. Dove la pelle all'incavo raccoglie l'apice sottile
e moltiplica e assomma segnisuoni, sì che segua
germinando analogie per quasi-soglia:
: come ne escluda mille un solo nome.
O un fischio, anche, lanciato alla caviglia
rapido a presa; e il passo consanguineo fruscia, fruscia.
( A F.A.)
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