Scritto da © Paolo Giannini - Lun, 09/07/2012 - 10:09
Il "buono", come il "vero" e il "bello", non sono riducibili a concetti astratti. Sono ambiti di esperienza. Rappresentano luminosi "spazi di cielo" che rendono più abitabile la terra, sottraendola al predominio del conveniente, dell'utile, del pratico. Solo contemplando questi "spazi di cielo" si può rendere buona, vera e bella, anche la nostra vita! Ma se a dominarla restano, appunto, solo il conveniente, l'utile e il pratico, non c'è da stupirsi nel constatare esiti di vita umana sofferta, frammentata e frantumata, priva di respiro e appiattita sulle banalità. Una vita soffocata da orizzonti angusti, che la rendono sempre più aggressiva, insofferente, conflittuale. Ma chi ci parla, oggi, di ciò che è contemplabile solo nel "cielo", elevando lo sguardo e uscendo dall'asfitticità di interessi piccoli e autoreferenziali? Abolita per principio la stessa possibilità di riconoscere e perseguire una verità autentica per la propria esistenza; banalizzato il bello al punto che perfino l'arte ha rinunciato ad essere una finestra aperta sul mistero, per ridursi a noiosa proiezione egocentrica; resta da capire come si possa credere alla possibilità del bene e, soprattutto, al come realizzarlo. In altri termini: è davvero possibile essere buoni? Ma, prima ancora: è possibile capire cosa, l'essere buoni, significhi veramente? Davanti a queste e simili domande, sembra di registrare solo un pesante silenzio...
dal sito dei Frati Minori di Lombardia