Scritto da © Stefania Stravato - Ven, 29/06/2012 - 23:23
le ragazze avevano tutte il fidanzato che suonava la chitarra
occhi neri troppo grandi che dentro ci stava un viaggio lungo,
i capelli lisci sciolti sulle spalle
si aveva vent'anni, buoni e giusti per crederci davvero nell'amore
nei fiori dentro ai cannoni
Cosimo veniva dalle coste di malva
teneva preghiere a fasci , come spighe nuove nel petto
e braccia grandi a farci cerchio
sorrideva Cosimo, bello come il legno d'ulivo antico e forte,
sapeva di pietra e di mare
ma si faceva chiaro e sottile, quasi cielo
quando parlava con Dio, immobile silenzio tra le sue mani
a Cosimo non piaceva la luce nera che brillava sugli ori delle cattedrali,
lui amava la ruggine sulle chiglie dei battelli, i viaggi della speranza
dei poveri di tutto il mondo
tornò a casa Cosimo, alla miseria dei sassi
ai giorni sporchi di sudore e fame, i troppi giorni di chi non ha domani
ché ci credeva sempre, lui: si vive solo per amore
e carezzò la pelle di una serpe nera, Cosimo
una mattina quieta tra le fioriture dei ciliegi
oggi ho incrociato un attimo la tristezza di un gabbiano, dentro il solco dello scirocco
e ti ho pensato, Cosimo. come sei stato croce e grembo, canzone d'amore
che non si scorda; e ho steso al sole
quelle preghiere che ci portammo in tasca, bagnate di muschi.
i pini, che ci fecero ombra lassù
quel giugno che non è mai riuscito a portarti via da qui.
(Cosimo Stellacci, Bitonto 1942 - Bitonto 1998 - sacerdote scomodo, un uomo che ha vissuto per amare.)
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